Marcello Carrà disegna in terra, sul foglio, sul pavimento di legno. Questo è quello a cui ho sempre pensato io quando mi sono trovata ad immaginare il lavoro dell’artista contemporaneo in studio. Un’idea romantica che non ha mai coinciso con la realtà, fino ad oggi. Un gigantesco insetto sta prendendo forma sull’immenso foglio bianco. Durante il percorso di Cardini Atelier Aperti, sabato 23 e domenica 24, sarà possibile vedere Carrà all’opera proprio su questo disegno.
– Era da tempo che non riprendevo la produzione degli insetti. L’idea è nata nel 2008, dopo un corso, quasi per caso – spiega Marcello -. Avevo disegnato a pennello alcuni piccoli insetti su foto prese da riviste di architettura; poi ho iniziato a riflettere sulla loro presenza, sul fatto che possano essere riconosciuti come singole creature. Pensando ad un uomo, una donna, ma anche un gatto o un cane, siamo in grado di dar loro una dignità come singoli esemplari; con gli insetti è diverso, sono percepiti come categoria, così ho pensato di indagarli e produrne giganteschi ritratti a penna, corredati da lapidi con incise data di nascita, morte e circostanze assurde che ne hanno causato la scomparsa. Da lì prendeva il via anche un’altra riflessione tristemente ironica che vedeva gli insetti vittime di incidenti simili a quelli più umani.
Le creature a penna di Marcello non sono che uno dei tanti soggetti protagonisti dei percorsi artistici da lui intrapresi; ma la biro rimane un filo conduttore, un oggetto emblematico e identitario.
– Mi è sempre piaciuto usare le penne, fin da bambino. Ho scelto questa tecnica anche perché mi permetteva di completare il disegno in maniera sufficientemente veloce, senza passaggi intermedi. All’inizio ci mettevo anche diversi mesi per terminare un disegno di grandi dimensioni, oggi sono molto più veloce – dice Marcello mentre la sua mano scorre rapida sul foglio, con fluidità e leggerezza; tante piccole righe compongono pian piano la figura in tutte le sue sfumature.
– Mi sto concentrando sulla zampetta perché è la parte più facile, così posso anche parlare con te! – mi spiega.
Mi chiedo quante penne vengono esaurite nella produzione di un disegno di queste dimensioni; Marcello mi racconta che in una sua mostra, qualche anno fa, espose anche le Bic vuote anticipando appunto la classica domanda “Chissà quante penne ha usato?!”.
Nella mia mente, i disegni di Carrà hanno quel sapore antico che rimanda alle illustrazioni scientifiche, agli studi, agli archivi di fine Settecento, come pagine di vecchie enciclopedie un po’ naïf, complice il colore giallastro della carta. È il caffè che completa il disegno dando il tipico tono ocra al foglio. Una foresta di giganteschi disegni arrotolati fa da sfondo alla nostra conversazione, sembra uno strano canneto bianco e giallastro.
Marcello non ha un rapporto simbiotico con il suo studio, ma i materiali per disegnare li porta sempre con sé, anche in viaggio.
– Io lavoro sempre, la vivo come una necessità; penso, mi segno le idee, disegno. Il momento in cui ho la mente più lucida e prolifica è la mattina presto. Quando non ho idee nuove recupero vecchi disegni, poi arriva l’ispirazione, come un flash; magari mi arrovello su una questione per un po’ di tempo e poi arriva l’illuminazione, spesso sotto la doccia! – concordo, sarà uno stereotipo, ma anche io credo che le idee migliori nascano lì.
Ad ogni modo Carrà sta bene nella sua città, ma la sua creatività parte dalla mente, non dallo spazio; anche se mi confessa che il disegno comincia a stargli stretto. La ricerca di un arricchimento non ha mai fine, soprattutto quando l’arte è una necessità, non una moda. Un punto in più per Marcello, altro stereotipo ideale dell’artista, nei pochi casi in cui stereotipo non ha un’accezione negativa.
– Credo sia una fortuna potersi esprimere con l’arte; ma la creatività è un’idea che non si deve per forza concretizzare in opera d’arte. Ci sono persone che hanno tanto da dire e sono veri creativi, in qualsiasi campo. Non è sempre necessario avere capacità tecniche, a volte basta davvero l’idea – racconta.
In sottofondo musica classica, un pianoforte picchietta veloce sincronizzando i movimenti dell’artista. Solitamente predilige Wagner, mi dice, ma è ancora alla ricerca della musica perfetta.
– Ascoltando spesso la musica classica, quella leggera non riesce a convincermi, mi sembra abbia meno note.
Ecco qui il terzo punto, sono sicura che con i Nirvana, questo atelier non avrebbe fatto la stessa figura. A volte è così rassicurante scoprire che le aspettative possono non essere deluse. Il pavimento di legno, la musica classica, la vera necessità: il quadro di una sana passione, di un’intimità sincera, di un luogo magico che Marcello ha deciso di aprire per Cardini.
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