C’è un edificio, in centro ad Argenta, che si fa teatro di parole e arti, di sorrisi e stupore: come un albergo, quello che oggi viene chiamato Centro Mercato, apre senza soste le sue porte accogliendo curiosi e creando quei legami che sono la cultura è capace di tessere.
Gradito ospite d’onore, dallo scorso sabato, è un ferrarese, alto, con due occhi chiari e una barba folta sotto la quale fa sempre capolino un sorriso.
Alessio Bolognesi, per tanti semplicemente Bolo, per altri un po’ più nostalgici sempre Sfiggy, è un volto noto a Ferrara, autore di tante opere, solitamente di dimensioni ben poco contenute, che imperversano e colorano i muri cittadini e le pareti dei suoi ammiratori.
“Con L’evoluzione mi fa specie, inaugurata il 9 marzo e ed esposta fino al 14 aprile”, spiega Irene Finiguerra, presidente della Galleria BI-BOx e curatrice della mostra, “facciamo il punto sul panorama artistico di Alessio Bolognesi. Abbiamo colto l’opportunità di disporre di uno spazio come il Mercato Culturale di Argenta per concentrarci non solo sulle novità ma per ripercorrere alcune delle serie più interessanti degli ultimi anni. Partiamo da(R)evolve(R), un colorato inno alla ribellione del mondo animale per attraversare i trittici di Memento Mori e giungere agli ultimi lavori di Un mare di plastica.
La possibilità di ammirare tutte queste opere nello stesso ambiente aiuta a seguire con più chiarezza il filo rosso dei pensieri dell’artista che, negli ultimi anni, ha incentrato la sua ricerca sui temi della denuncia di un sempre più intenso, pericoloso e innegabile cambiamento climatico, delle sue cause e dei suoi effetti sul mondo animale e vegetale.”
Mentre Irene continua ad evidenziare i tratti salienti della mostra, inizio a curiosare tra le sale. Scorgo alla mia sinistra un maestoso mammuth dagli occhi lucidi, faro di (R)evolve(R), attorniato da una serie di altri animali fotografati in atteggiamenti surreali e malvagi, quasi avessero assunto i comportamenti dettati dal lato più oscuro degli esseri umani. Scorgo un topo che sbuca da un cingolato costituito dalla corazza di un armadillo, poi un procione, Oreste, che armato di bomboletta imbratta i muri con il suo autografo, e ancora una vespa il cui lato B diviene una granata.
“L’idea è quella di un mondo distopico – mi spiega Alessio – un universo nel quale gli animali, anche quelli apparentemente inoffensivi, vittime di una sottomissione millenaria, decidono di prendere le redini della loro vita tra le zampe, assumendo gli atteggiamenti peggiori appresi dai migliori maestri, noi esseri umani. Mi piace pensare che sia una panoramica dell’Evoluzione in Rivolta.
La serie era nata da un pensiero molto semplice: e se il mondo girasse al contrario? Se fossimo noi, a dover sottostare a quel genere di inferno? Questi lavori sono stati il seme che ha portato alla “nascita” dei quadri che vedrete nell’altra sala. O forse la diretta causa. In effetti, anche Un mare di plastica si pone nella stessa ottica, quella di desiderare, volere, pretendere di lanciare un appello che deve essere ascoltato, non solo considerato e archiviato in una delle tante pagine dei nostri ricordi. I soggetti che ho scelto di rappresentare si mostrano nella nudità di una condizione dettata senza remore dalla contemporaneità. Quella di un consumismo purtroppo consapevole che nuoce alla sfera naturale più di quanto si voglia accettare. Qui balene divengono bottiglie accartocciate, foche si spengono prigioniere di plastiche galleggianti, cavallucci marini nuotano insieme a bastoncini di cotone.”
La foca, in particolare, mi turba. Sono gli occhi, ancora una volta, a lasciarmi senza parole. È disarmante.
Mi guardo intorno e mi rendo conto che le opere delle due sali laterali sono idealmente posizionate sulle lancette di un orologio, un segnale del tempo che scorre veloce e un avvertimento sul poco che ci resta a disposizione per migliorare, per salvarci,
Non a caso, dunque, davanti a me si stagliano ora una serie di trittici, quelli di Memento Mori, nei quali immagini di armi bianche si alternano a istantanee di specie in via d’estinzione o già mero ricordo, seguite poi da calle, rose e altri fiori bianchi, che ne omaggiano la fine.
Mi verrebbe da dire che la mostra di Alessio Bolognesi è bella. Ma non è il termine esatto. Le opere di Bolo sono uno schiaffo alle nostre coscienze sporche, una spinta, forte, a toglierci le bende che così bene quotidianamente decidiamo di stringere per non vedere quello che stiamo causando al nostro pianeta.
È un invito, decisamente non sussurrato, a prendere coscienza, ad agire e reagire.
L’evoluzione mi fa specie, mostra personale di Alessio Bolognesi, a cura di Irene Finiguerra, sarà visitabile fino al 14 aprile 2019 nei locali del Mercato centro culturale di Argenta (FE).
Mercato centro culturale
piazza Marconi, 1 Argenta (FE)
Tel. 800 111760 – 0532 330276
r.rizzioli@comune.argenta.fe.it
www.comune.argenta.fe.it
orari
martedì e mercoledì 9.30-12.30
giovedì, venerdì, sabato 9.30-12.30 | 15.30-18.30
domenica 15.30-18.30
lunedì chiuso
Ingresso libero