Assistere alle prove di uno spettacolo, alla sua mise en scène ancora imperfetta, è uno dei privilegi più dolci dell’arte. Nella sala principale del Teatro Nucleo imperversa un buio quasi totalizzante, attraversato violentemente da un unico fascio di luce, intenso, che modella le ombre di una composizione inusuale, al centro della quale si erge un palo cinese circondato da una miriade di sedie. A guardar bene, da quel dedalo di schienali e sedute lignee accatastate l’una sopra l’altra, fanno capolino due gambe che si muovono, che oscillano piano. Poi, una voce, di donna, che ci saluta con entusiasmo e subito si riperde in un atipico antro ligneo, apparentemente lontano anni luce dal turbinio quotidiano che imperversa a pochi metri dalla porta del teatro.
Onestamente, siamo un po’ spiazzati. L’ultima cosa che ci aspettavamo, questo pomeriggio, era il vedere delle sedie animarsi e parlarci. Eppure, sulle prime, sembra proprio così. Silenziosamente, Davide, dopo aver sistemato tutto il materiale, si siede accanto a me nella tribuna deserta. La musica riprende, si insinua piano tra ogni giuntura delle sedie che impercettibilmente iniziano a danzare in composizioni sempre più ipnotiche. Qualche secondo, ed eccola. Non più una voce, ma un corpo intero, minuto, energico, scattante.
Davanti a noi, Veronica Capozzoli sorride mentre continua le prove del suo nuovo spettacolo, in scena al teatro Nucleo il 26 febbraio per le scuole. Attrice e regista di teatro, poliedrica interprete di discipline circensi nonché fondatrice del Kolektiv Lapso Cirk, Veronica ci presenta “11”.
Undici è il primo numero palindromo, icona della simmetria, di una geometria matematica tutta da sfidare. È una domanda sull’idea del confine, dell’oltre, della possibilità di un’anarchia di movimento, un conflitto aperto e perpetuo tra tra due segmenti dritti che delimitano lo spazio tra loro, che creano il perimetro rassicurante che oggi ci piace definire “comfort zone”.
“La volontà di questo spettacolo”, ci dice poi durante la meritata pausa “è di oltrepassare il limite consentito, ritrovando il proprio equilibrio dove si pensa sia assurdo incontrarlo. Vogliamo giocare sul concetto di fatalità, di un inusuale tentativo di ribellione al termine dato.” In questa composizione astrusa di sedie, governate dallo sguardo vigile di un palo che diviene albero maestro su un orizzonte in tempesta, Veronica, con l’aiuto di un secondo personaggio che orchestra alcuni dei movimenti più spettacolari, si muove in una maniera oltremodo surreale sfidando il limite, coniugando il suo corpo con la durezza del legno che sotto di lei si piega consentendole di raggiungere l’equilibrio apparentemente impossibile.
Siete curiosi?
Qui per voi qualche istantanea rubata durante le prove e le interviste all’artista e a Natasha Czertok, responsabile del progetto per il Teatro Nucleo.