Oggi il cinema Apollo a Ferrara esiste ancora, almeno nel nome originario, nella grande struttura tra via Ragno e via delle Volte. Come molti ricordano ancora, e come l’evento celebrativo che inaugura questa sera in via Gobetti riporterà alla luce, un tempo non sorgeva affatto in quel luogo ma si trovava alle spalle del Palazzo della Ragione. Una sala enorme, proprio dietro la piazza, dove ora c’è appunto via Gobetti, demolita nel 1961.
Il risanamento della zona compresa tra corso Porta Reno e via San Romano fu al centro del dibattito cittadino negli anni che precedono e seguono la Prima Guerra Mondiale, già Ciro Contini se ne occupò nel 1913, ideando possibili soluzioni che comprendevano l’esproprio degli immobili fatiscenti compresi tra le due vie. Nel 1921 l’apertura del SuperCinema fu accolta con grande entusiasmo proprio perché contribuiva a dare nuovo lustro al quartiere, sostituendo con una struttura moderna ed elegante il groviglio di cortiletti e magazzini che lì si trovava. L’idea di abbattere il multisala si iniziò a discutere a partire dal 1946, divenne realtà nel 1961 – quando il Comune espropriò i locali dei privati per attuare il progetto di ammodernamento, che in parte riprendeva la visione disegnata dall’ingegnere e deputato del regime Florestano Di Fausto negli anni Venti (definita da Carlo Bassi “fantasiosa”).
Era l’unico cinema esistente ad avere due entrate speculari, quasi identiche, una in Porta Reno e l’altra in San Romano, quest’ultima però era leggermente più stretta. L’orientamento della sala cinematografica era Nord/Sud, perciò entrando da Porta Reno lo schermo era a destra, mentre entrando da S. Romano era a sinistra. L’Apollo aveva una grande sala di proiezione divisa in tre settori.
La Platea che occupava la parte anteriore della sala, da sotto lo schermo fino oltre la mezzeria, era dotata di poltroncine in legno, sagomate nello schienale e nella seduta e disposte su file purtroppo poco distanziate tra loro, tanto da rendere abbastanza difficoltoso il passaggio tra gli spettatori seduti. La Poltrona era ovviamente la zona rimanente e posteriore della sala. Le file delle poltroncine, leggermente imbottite anche nei braccioli e abbastanza confortevoli, poggiavano su un soppalco di legno alto circa 50/60 centimetri su cui si poteva accedere salendo i gradini illuminati da una luce rossa di un rettangolo incassato sull’alzata. Le file erano a sufficiente distanza tra loro. Questa zona era separata dalla Platea da una balaustra in ferro, una ringhiera con cancelletto centrale che attraversava la sala da un’entrata all’altra, essendo esse di fronte e coperte da pesanti tendaggi sovrapposti blu scuro.
L’ingresso in sala era regolato, dall’altra parte dei tendaggi, dalla “maschera” che strappava i biglietti e indirizzava gli spettatori alla sua destra o alla sua sinistra oppure indicava l’elegante scala che portava in Galleria. La Galleria era il top, poggiava su una loggia che copriva totalmente la zona Poltrona. Qui le file di poltroncine, simili a quelle della zona Poltrona, poggiavano su una impalcatura di legno, molto alta dietro e a quota pavimento davanti, affinché ogni spettatore disponesse della migliore visuale dello schermo. Tutti i settori avevano a lato e al centro una corsia per consentire l’accesso e l’uscita dai posti a sedere, illuminate dai soliti rettangoli rossi.
In platea difficilmente si trovava posto a sedere. Qualcuno piuttosto che stare in piedi sedeva in prima o seconda fila sotto lo schermo. Visione pessima e torcicollo assicurato. In Poltrona quando c’era il pienone la visibilità era compromessa, in quanto lo spettatore davanti creava un notevole ostacolo. Buio pesto, ottimo posto per i fidanzati nei giorni feriali. In galleria si poteva veramente godere il film nella massima comodità, però non essendoci il divieto, gli spettatori fumavano come ossessi e il fumo bianco si raccoglieva nella parte alta dell’ambiente creando una nuvola densa. A volte, nei giorni di “pienone”, era un vero problema e in alto, nella galleria, finivi per fumare due volte. “Chi se ne frega”, dicevano alcuni… ma si usciva con il mal di testa!
Le proiezioni erano sempre in prima visione, molte volte in prima assoluta. Tutti i film capolavoro sono passati per l’Apollo e in quelle occasioni c’erano sempre persone in attesa nelle sale d’ingresso davanti alle biglietterie chiuse, in attesa della loro riapertura.
Gli occhi degli astanti erano tutti e sempre puntati sulle scatole luminose poste in alto, sopra i tendaggi d’ingresso sala, che a scritte rosse indicavano il momento del Film, 1° o 2° Tempo, Docum. oppure, “Posti in piedi” e “Completo”.
Noi ferraresi non eravamo certo come gli inglesi, che stanno composti in fila in attesa del loro turno, appena la biglietteria apriva si assisteva a scena da arrembaggio! Allora si doveva aspettare ulteriormente che la massa diminuisse. Poi con il biglietto in mano, per uscire dalla folla, si pagava un altro prezzo: si perdeva qualche bottone del cappotto o si doveva raccogliere da terra la sciarpa calpestata dalla folla…
2 commenti
Non lo sapevo! Una storia interessante