La creatività come denominatore comune, e l’arte come linguaggio per raccontarla da quattro diverse prospettive. Ci sono le illustrazioni a china della disegnatrice Elisabetta Barletta, gli scatti della fotografa Sandra Boccafogli, gli eco-gioielli della stilista Marica Biggiù Cariani, e i gioielli tessili della designer Nicoletta Droghetti, fra gli oggetti presenti nel temporary shop, in programma nel locale ‘La Saletta’ di via Savonarola 14, sabato 1 e domenica 2 dicembre, dalle 10.30 alle 19.30. Due giornate per un evento dedicato ad arte, artigianato e design. A raccontare qualche dettaglio in più è la disegnatrice Elisabetta Barletta.
Come è nata l’idea di questa iniziativa?
È partita dalle altre ragazze, per me infatti è la prima volta, mentre loro l’avevano già realizzata e hanno pensato di coinvolgermi. Io ho colto l’occasione perché mi è sembrato un modo per diversificare il mio lavoro, anche perché le illustrazioni che proporrò sono poco inerenti ai fumetti che solitamente disegno».
Cosa ti accomuna alle altre tre artiste?
«Intanto un’amicizia. Per quanto riguarda poi l’ambito più tecnico, ognuna si muove nel suo settore di competenza. Sandra è una fotografa e realizza scatti di scorci di Ferrara, lavorando in bianco e nero. Marica ha un laboratorio dove disegna e produce gioielli. Infine, Nicoletta si occupa di gioielli tessili, creandone le forme con fili annodati».
Quali tue illustrazioni verranno esposte?
«La maggior parte sono in bianco e nero, perché mi piace giocare con i contrasti. Le ho realizzate di recente, prima dell’evento, in alcuni ritagli di tempo. Si differenziano dal mio lavoro, anche perché il pubblico di un temporary shop difficilmente coincide con quello che frequenta le fiere del fumetto».
In quanto tempo le hai realizzate?
«Dipende dal soggetto. Le immagini delle geishe, per esempio, sono ben ragionate e sono il frutto di una ricerca più elaborata, rivolta a ogni elemento della singola composizione. Dalle pettinature alle forme dei ciliegi, fino a come è fatta una teiera. Quindi, anche due giorni pieni.».
C’è un filo conduttore che lega gli oggetti del temporary shop?
«In generale, direi la creatività. Nel particolare, invece, non c’è un tema specifico che accomuna le singole creazioni di ognuna».
E invece un tema ricorrente delle tue illustrazioni?
«Le donne. Nel caso delle geishe a cui accennavo prima, ma anche in altre illustrazioni come le ballerine di flamenco, mi sono soffermata su elementi come l’eleganza, la grazia, le doti artistiche, o particolari come il rituale del tè, o i ventagli».
Ultima cosa. Giocare con la china è un’operazione più rilassante o meticolosa?
«Comincia prevalentemente come una prova, se il risultato è soddisfacente cerco di applicarlo sulle tavole. Essendo il bianco e il nero colori netti, è un continuo esercizio a bilanciare, a cercare il giusto equilibrio».