È sera, e il vento soffia leggero in via Ercole I d’Este, insinuandosi sotto le gonne e i cappelli di noi, impazienti, in attesa nella corte del gioiello architettonico di Biagio Rossetti. Sono circa le sei e un quarto, manca poco, l’artista è in arrivo… e a scandire i minuti che ci separano dall’inaugurazione a Palazzo dei Diamanti, solo il dondolio ipnotico delle eteree liane del Ninfeo, unica opera che si svela alla nostra vista.
Eccola, Eva Jospin. È lei, la protagonista di SOUS-BOIS (sottobosco), secondo appuntamento della rassegna d’arte contemporanea Offside, che, dopo la collaborazione con Flavio de Marco, persevera nella ricerca di un fil rouge e di un dialogo tra la contemporaneità e la visione del maestro realista Gustave Courbet.
“Gustave Courbet non è solo uno degli artisti più importanti del suo tempo. C’est un peintre des peintres, il a laissé une trace, une source. É un pittore dei pittori, ha lasciato una traccia, una sorgente alla quale attingere. Courbet è un’icona della quale parliamo tra noi artisti, con la quale abbiamo un rapporto intimo che va oltre la fama o la classificazione della storia dell’arte. Esporre qui, in contemporanea con una mostra all’interno della quale sono visibili alcune delle opere che hanno maggiormente ispirato il mio lavoro, è un onore assoluto.” Nonostante Eva parli perfettamente italiano, continuiamo a chiacchierare in francese. Non voglio perdere nessun dettaglio, nessuna inflessione, voglio cercare di entrare all’interno del suo mondo senza alcun filtro.
“Sono nata e cresciuta a Parigi, una città enorme ove la natura ritaglia i suoi respiri all’interno di un contesto urbano che sacrifica la lentezza. Per raggiungere la natura vera bisogna allontanarsi. Ricordo questo, da bambina, lunghe passeggiate, l’envie de s’extraire, di ritrovare uno spazio di libertà, di gioco.”
Ripenso alla Parigi che ho vissuto, alle volte che ho desiderato evadere da quella litania quotidiana e dalla confusione di una metropoli sempre più frenetica, a quando ci sono riuscita anche solo per qualche ora, seguendo i cammini della Promenade Plantée del 12éme arrondissement o sedendomi sotto gli alberi del Jardin des Plantes. Ma la Natura di Eva è differente. È frutto di un legame personale con “Grand Dame La Terre”, di uno sguardo attento che genera suggestioni oniriche, che conduce al viaggio.
É ora. Ci siamo, Diamanti apre le sue porte. Prima di accedere all’Offside, ci fermiamo per qualche minuto all’interno di due sale dove Eva inizierà a raccontarsi e raccontare al pubblico presente quelle che sono le analogie tra il suo lavoro e alcune delle opere di Courbet presenti in mostra.
Per iniziare, il nostro sguardo viene attirato sui Puits-Noir, e il leggero accento francese della Jospin ci guida attraverso una lettura personale, sottolineando dettagli, calcando sulla densità della pittura, sulla carnalità della modalità della rappresentazione, sull’impatto della forza e della fisicità del colore sulla tela. Spostandoci, superiamo Bonjour Monsieur Courbet, quell’opera che, per maestria, somiglia quasi ad una fotografia.
Le grotte si stagliano davanti a noi, intense.
“Ad un certo punto, è come se queste architetture naturali, porte rocciose, entrate su mondi sconosciuti, fossero diventate un’ossessione. La natura in questo caso si fa mistero e avvolge l’uomo in una spazialità misteriosa. É l’idea del varcare la soglia di un’altra dimensione.”
Come le grotte, le foreste sono degli elementi primitivi, arcaici, che richiamano souvenirs radicati all’interno del nostro profondo. L’iconografia e i significati celati all’interno dell’opera del rivoluzionario artista francese sono colti perfettamente nei discorsi della Jospin che parla, davanti ad un pubblico che pende dalle sue labbra, dell’importanza della luce, dell’apporto della mineralità, della traccia indelebile dell’icona naturale.
Lasciata l’ultima sala alle nostre spalle, il bookshop ci accoglie affollato e l’entrata dell’Offside si popola di curiosi. Davanti a noi, una quinta monumentale, una foresta di cartone che si arrampica sulla parete bianca, creando giochi di luci ed ombre che si insinuano soavi tra i ritagli di un’opera dai dettagli minuziosi. Porzione di un’installazione precedentemente ospitata nel cuore di Parigi, la Forêt ci trasporta in un universo sognante, facendoci dimenticare la profondità visibilmente intangibile, conducendoci verso effimere vie di cartone, corda e filo.
I materiali utilizzati per la realizzazione dell’opera differiscono palesemente dalle tecniche del maestro francese, ma la povertà del cartone, sposandosi con l’attenzione al dettaglio minuzioso, al taglio, alla rappresentazione grafica dell’idea, convincono senza esitazione.
E probabilmente è proprio quella fragilità così prorompente, maestosa, che ci conduce ad interrogarci su quella che sia la condizione attuale della natura e la sua instabilità, sempre più evidente.
Sulle pareti, ai lati della Forêt, i Dessins.
Opere di dimensioni più ridotte, dialogano con gli spettatori ricreando le illusioni ottiche di piccole Chambres Magiques naturali, illuminate dalla luce che, specchiandosi sulla superficie della carta da lucido, richiama le carezze dei raggi del sole che si stagliano tra i boschi. La Jospin, ancora una volta, ci invita a varcare la soglia della bidimensionalità dell’opera creando un panorama su più livelli, ove lasciar correre l’immaginazione e farsi guidare dalla suggestione.
L’ultima opera la lascio scoprire a voi, che vi avventurerete nel percorso artistico di una donna che ci porta a interrogarci sul carattere effimero, sulla fragilità e al tempo stesso sulla forza di una natura meravigliosa.
Dal 17 Novembre 2018 al 06 Gennaio 2019
Luogo: Palazzo dei Diamanti, Ferrara
Sito ufficiale: http://www.palazzodiamanti.it