La luce dell’autunno cambia tutto e la sera, spesso, mi capita di schivare quella mondanità spizzicata delle vie del centro per rinchiudermi tra i confini del mio divano e quelli del libro con il quale trascorrerò l’ennesimo viaggio.
Riprendo in mano un libricino rosso a cui sono affezionata. Centotrenta pagine o poco più, la foto dell’autore sorridente in copertina. Lo chiamo, non risponde. Lo immagino ancora immerso tra i ciottoli dei vicoli che sanno di nebbia e umido, Cristiano Mazzoni, a cercare il passato tra Fossato dei Buoi e gli angoli bui del Castrum Bizantino.
Qualche secondo dopo, il telefono squilla.
Ci troviamo all’angolo di Via Contrari, “Dove tutto ebbe inizio”, forse un pretesto, a ricalcare le vicende del libricino rosso. La sera arriva gentile, il vino ci scalda un po’ e Benoit (il suo alter ego/nome d’arte) si infila nei nostri discorsi come un vecchio amico partito per un viaggio più lungo di quanto programmato.
“Sai, a breve ci sarà un terzo libro”, dice.
“Non ho ancora letto il secondo”, ribatto.
“Dovresti”.
E come dargli torto.
Il primo libro di Cristiano, che si descrive come: “bellissimo, scrittore, storico e archeologo di origini ebraiche”, mi aveva accompagnata, mesi fa, in un viaggio noir tra le vie di una Ferrara misteriosa, palcoscenico delle indagini di Benoit Lazarre, detective.
Benoit, se fosse reale, sarebbe oltremodo problematico. Quel trasandato, acuto, affascinante che fa scivolare via ogni sorta di remora per il tradimento di uno Sherlock o di un Indiana de noantri.
“Benoit nasce tanti anni fa, mentre in Francia vagavo per il Castello dei Catari. Benoit, Bennato, Fortunato (dannatamente, fortunato) e Lazarre, biblicamente risorto.
Nella mia mente ha il volto di Corto Maltese, ma con la coppola. È un menefreghista assoluto, amante del suo mestiere e nostalgico di un passato mai vissuto, sempre immerso nel caos del suo studio costellato da copie di Rolling Stone e da mille cianfrusaglie rinvenute tra i bazar di Istanbul.
Non ha una lira, scrocca sempre tutto all’assistente Russo, rinviato da Scotland Yard, a sua detta.
In realtà ci faceva il vigile urbano, a Scotland Yard, il quartiere.
Benoit perde il suo tempo, non pagato come i migliori artisti dalla notte dei tempi, a indagare, a tradurre e districare grovigli che si autocreano a Ferrara”.
Quando Cristiano parla di Benoit riconosco le espressioni e i movimenti che gli ho attribuito durante la lettura. È strano, quando si parla con gli autori delle storie che ti sono rimaste dentro.
Le vicende di Lazarre sono complesse ma tutte seguono un Filo Rosso – jeu de mots perfetto per il titolo – che si snoda vorticosamente tra le vie della nostra città scomodando duchi, guardie del Re Sole e ufficiali del Reich. È come stare dentro ad una tempesta, come stare dentro alla testa di Cristiano, con tutta la polvere degli scavi giornalieri annessa.
“I riferimenti storici insinuano le loro radici tra verità e leggenda, così come richiede ogni romanzo che si rispetti. Non volevo tradire la vecchia signora estense, ma sai, non è da me restare ancorato sulle virgole dei libri di storia, nonostante il mio mestiere. Amo le vicende di questa città, viverle e raccontarle e ho scelto di farlo sia con Benoit che in un altro modo, un po’ più tattile, più tangibile.
Sai quel progetto di cui ti avevo parlato tempo fa? Le cicloleggende? Sono online… La volevo fare, questa cosa. Far scivolare fuori dallo stampato il mio Benoit, un po’ come il tipo in Take on Me degli AHA e farlo bussare alle porte di chi ha voglia di ascoltare. Voglio raccontare tutto ciò che Ferrara sa, ma che la sua gente non conosce”.
I bicchieri di questo locale finiscono troppo in fretta.
Ordiniamo altri due calici tra il fumo delle sigarette.
Ricreiamo la nebbia, a modo nostro.
“Cri, ma l’idea delle Cicloleggende, com’era arrivata?”
“Par hazard, come al solito. Avevo smontato da un cantiere vicino al ghetto e mi era comparso davanti Alessandro Gulinati, intento a registrare una clip per il suo progetto turistico. L’illuminazione divina, quasi! Ci ho pensato su e poi, tra approvazioni varie, sponsor innominabili e privati, amici e collette emotive, ho realizzato il tutto. La prima, “Ferrara e la Magia” è stato un successo, così come la seconda. Per le altre, ti tengo ancora un po’ sulle spine.”
Mentre ritraccio mentalmente i passi di Benoit seguendo Cristiano tra le sue avventure, i minuti volano. Il mio interlocutore, con un ultimo brindisi e un bacio sulla fronte, mi ricorda che domani mattina, per lui, la sveglia suonerà molto presto. Dal canto suo, Luna, il meraviglioso lupo di Cri, si attarderebbe ancora un po’ ad ascoltarci chiacchierare mentre si gode le mie coccole.
Inforco la mia graziella e, senza un briciolo di sonno, pedalo con calma tra il dedalo del centro storico. Arrivata a casa, scorgo il libricino rosso che ho abbandonato sul divano, a pochi centimetri dal pc. Risistemato Il Filo Rosso sulla libreria, mi metto comoda, mi avvolgo nei cuscini e, con il computer sulle gambe, sintonizzata su Youtube, inizio il mio viaggio.
LE PRIME DUE PUNTATE:
GLI ALTRI VIDEO LI TROVATE QUI: https://www.youtube.com/user/cristianomazzoni/videos