Nel 1857 succedono diversi fatti importanti: Baudelaire pubblica I Fiori del Male, Flaubert rilascia Madame Bovary, Darwin prosegue le sue ricerche iniziate l’anno prima nel campo di una nuova disciplina, la genetica. Il Big Ben a Londra è appena stato completato e vengono ritrovate le ossa umane del sito di Neanderthal, che contribuiranno a spiegare parte della storia umana. Ferrara conta circa metà degli abitanti odierni e nella medesima posizione che occupa ancora oggi, all’angolo delle 4s sotto il Teatro Comunale, inaugura un nuovo negozio: Pistelli e Bartolucci.
L’attuale gestore, Alessandro Frignani, ci accoglie in questo negozio che sembra resistere al tempo che scorre. Pistelli e Bartolucci nasce come bazar, diventando nel tempo un negozio di musica, in particolare di strumenti musicali. Alessandro viene da una consolidata esperienza in un negozio di dischi sempre a Ferrara, in via Bersaglieri del Po, dove ha lavorato dalla fine degli anni settanta fino al 1995, quando ha assunto la gestione di Pistelli e Bartolucci. Nei primi tempi anche con un certo imbarazzo: la gente chiedeva ancora strumenti musicali di ogni tipo, poi con il tempo sono spariti libri di musica, spartiti, corde per chitarre e materiale non inerente ai dischi veri e propri, fatti salvi i flauti che all’apertura delle scuole continuano ad avere un certo mercato – racconta Alessandro.
Nella vetrina principale, da anni e suddivise in categorie riconoscibili (metal, classici, produzioni indipendenti, dischi italiani) ci sono i CD, ma dentro non manca lo spazio per i vinili, le musicassette e addirittura le VHS che capeggiano curiosamente su una delle vetrine in angolo.
Inevitabile, nel guardarsi intorno, chiedere conto della crisi dei negozi di musica (a livello mondiale negli ultimi 15 anni si è perso circa il 40% del mercato).
“Contrariamente a quanto si pensa non è stato il digitale, il download selvaggio, a distruggere la rete di negozi: è stata soprattutto la grande distribuzione. Le grandi catene, in grado di reggere scontistiche e assorbire l’invenduto hanno fatto chiudere tutti i negozi di musica. Poi, sicuramente, il mercato digitale sta accentuando la diminuzione delle vendite fisiche.” spiega Alessandro. Con percepibile scoramento nelle parole, racconta di intere fasce di età che si sono perse, di dischi del mese sulle riviste specializzate di cui magari si vende una copia sola, a fatica.
Paradossalmente poi, il mercato ferrarese pare non rispettare alcune tendenze discografiche, come il ritorno del vinile. “Se mi chiedi del vinile ti dirò: si, certo, c’è un maggiore interesse ma non ci sono numeri così grandi. Il supporto principe rimane il CD, tutt’ora. Addirittura, forse per una questione di assortimento, abbiamo più vendita di musicassette che non di vinili! Invece posso confermare una parte di interesse, da parte di un pubblico dei più giovani, sul rap e sulla trap, in particolare italiano, sia nomi noti ma anche delle nicchie piccole che però hanno richiesta.”
Passeggiando nel negozio chiediamo del rapporto con Ferrara ad esempio nei confronti di una manifestazione importante come Ferrara Sotto le Stelle.
“È cambiato il rapporto negli anni. Certe sere, anni fa, si rimaneva aperti durante i concerti, in poche ore poteva succedere di vendere trenta o quaranta dischi. Forse oggi la manifestazione si rivolge ad un pubblico diverso, che non compra più il supporto fisico, non viene in negozio prima o dopo il concerto.”
Alessandro ci racconta delle tante persone note che sono passate in negozio. Lo fa con la modestia di chi lavora da decenni e ha assorbito l’emozione della novità e della celebrità. Riflette con calma e ci racconta dei fratelli Servillo, di un simpatico Lucio Dalla, Edoardo Bennato, Nancy Brilli, fino a Michele Placido, di cui ricorda grandi complimenti per l’ampiezza del catalogo presente, con pezzi introvabili persino in una città ben più grande come Roma. Ci racconta della conoscenza a titolo personale di Vasco Brondi (Le Luci della Centrale Elettrica) e di un Meet & Greet con i Lacuna Coil, prima di diventare veramente noti, germe di eventi ad oggi molto sviluppati nelle librerie e nei negozi per attrarre pubblici diversi.
La sensazione, con le vetrine, i catalogatori di casse da sfogliare una ad una, gli scaffali eleganti e ben curati, è quella di un libro quando la tua mano destra inizia ad avere sempre meno pagine da sfogliare e la vicenda, piano piano, volge al termine. Le ultime pagine sono le dirette eredi di tutto quello che è stato scritto prima, il finale magari appare scontato ma è ancora da leggere e il proprietario ci racconta delle speranza, nei prossimi anni, di qualcuno che voglia rilevare e mantenere questa storia, questi dischi nelle loro varie forme che ruotano sempre meno.
Eppure, nelle vetrine, le novità ci sono tutte, di ogni genere possibile. Così, un secolo e mezzo abbondante dopo quella storica apertura, avvenuta pochi mesi dopo la nascita di Sigmund Freud, allo stesso angolo all’ombra del Castello Estense la musica in tutte le sue forme rimane ancora accesa.