È una mostra che sa di sale quella che inaugura oggi in uno spazio quasi dimenticato, a pochi passi dal Castello Estense.
Immagini che si alternano tra astratti marini e icone sanguigne, tra pale d’altare spoglie e statue menomate, in una chiesa in cui la luce gioca con le ragnatele e i ricordi di chi, in questi giorni, non ha esitato a varcare la soglia. La porta socchiusa di San Giuliano rappresenta un invito taciuto, in queste mattine d’allestimento. I passanti si alternano curiosi e accolgono, domandano.
Il festival di fotografia Riaperture quest’anno anticipa, avvalendosi della caratura e della dialettica fotografica di uno dei più noti fotoreporter italiani, Francesco Zizola, il cui lavoro ha ricevuto numerosi riconoscimenti, tra cui dieci World Press Photo e sei Picture of the Year International.
Zizola mette in scena una selezione di fotografie risalenti agli ultimi cinque anni trascorsi sulle coste del Mediterraneo , tra onde, pescherecci e tonnare.
“Grazie alla collaborazione con Internazionale, che ospiterà la mostra durante il suo weekend ferrarese, e Riaperture, che l’accompagnerà fino al 4 Novembre, ho la possibilità di raccontare un nuovo progetto, Hybris, che segue il filo rosso della relazione tra l’uomo e la natura, nello specifico attraverso gli elementi dell’acqua. L’esposizione, a cura di Sara Alberani, presenta solo parte della mia ricerca ma si sposa con quest’ambiente sacro del quale mi sono innamorato durante una visita insieme a Giacomo Brini, presidente dell’associazione del festival ferrarese. Il rapporto tra uomo e natura, nella mia visione, deve essere riconsiderato: preme la necessità di ristabilire una relazione sacrale, nel rispetto dell’integrità dell’equilibrio di entrambe le sfere. Il mondo contemporaneo sta presentando alla natura la sua negazione, la ribellione per una simbiosi che si sta disgregando.”
Le fotografie di Zizola invadono l’aula tra spazi e lacune lasciate da quadri preesistenti, partendo da visioni aeree di macchine della morte leonardesche, inediti sguardi su quelle tonnare sempre viste da riva, considerate infernali ma raramente concepite come un’alternativa responsabile a quella pesca industriale tecnologica e devastante.
Elementi animali atrofizzati ci guidano in dialoghi e metafore sacre all’altare ove, incorniciate tra figura umana ed animale, si stagliano onde tanto potenti quanto quasi surreali.
Le sfumature esaltano le curve dell’acqua, accentuandone la sensualità, trasmettendo una voglia di poter toccare, immergersi.
Francesco Zizola ha un rapporto viscerale col mare. Subacqueo fin da ragazzo, da una decina d’anni indaga spingendosi oltre le normali prospettive. Le ricerche sul Mediterraneo l’hanno portato a cercare conferme, a spingersi oltre, a conoscere chi vive il mare a trecentosessanta gradi. Chi ne ha piena l’anima.
I suoi ritratti dei dodici pescatori, apostoli di una pesca dai rigori quasi religiosi, si alternano sulla parete destra in sguardi intensi, stanchi, provati dopo una giornata di lavoro. Due, colpiscono la mia attenzione. “I due subacquei, neanche a farlo apposta”, mi risponde Francesco. Hanno il viso ed i capelli rigati di sale, cotti dal sole di un’isola che ancora rispetta le sue antiche tradizioni, che attraverso quella che ci sembra una pratica oltremodo crudele, si rifiuta di alterare un equilibrio fondamentale, di oltrepassare quello che è davvero l’ultimo confine.
Quando li guardi, quei pescatori, senti le urla, vedi il sudore sulle fronti e sulle braccia, percepisci la luce che inonda le pupille quando il mare di tinge di rosso.
Ma si legge anche il rispetto, quella voglia di nutrirsi senza nuocere, di vivere la natura in modo sostenibile.
Qui, tra la polvere delle canne dell’organo di san Giuliano e quelle pale d’altare prima spoglie, i tonni sono liberi e si librano in banchi, leggeri.
Fluttuanti, quasi. Tutto, in questa piccola chiesetta, è commistione tra il sacro e la natura, simbiosi perfetta e armonia ricercata.
La mostra di Zizola è aperta il 5, 6, 7 ottobre dalle 10 alle 19. L’autore incontrerà il pubblico venerdì 5 ottobre alle 19:30.
A seguire l’esposizione rimarrà aperta dal 13 ottobre al 4 novembre 2018 (solo il sabato e la domenica) dalle 10.00 alle 19.00.