Quando anche l’ultimo baluardo delle caste ferraresi si sgretola, ecco che la rivoluzione non può più essere taciuta. Essere Umarells non è questione di età, né di perdite di diottrie o di stadi di artrosi. È un vero e proprio lifestyle (da pronunciare con il quantitativo di L richiesto dal caso), ricco di sfaccettature, oneri e piaceri. Riunioni rituali alle quali prender parte con elegante postura e mantenimento della bicicletta, occhio attento alle signorine in passeggiata tra le vie del centro ma soprattutto, amore spassionato per i cantieri, d’ogni ordine e tipo. (Periodo d’oro questo…)
Come entrare dunque, in questa esclusivissima setta dai riflessi canuti? Nonostante l’ardua impresa, qualcuno ce l’ha fatta. È moro, sulla trentina. Capelli scuri, pelle olivastra, occhiali da vista, un bel sorriso e un accento… messicano!
Originario di Monterrey, Julio Vazquez è ormai noto a tanti ferraresi, più o meno attempati. Coi suoi video sulla Spal, i suoi “Momenti di riflessione” condivisi con pittoresche comparse (vere e proprie perle), con los Cursos de Ferrarese para Méxicanos, ma soprattutto con il suo visionario progetto di importare gli Umarells nel continente americano, oramai è divenuto uno dei personaggi più eclettici della nostra piccola città.
Ci incontriamo più volte, con Julio… ma siamo sempre di corsa. La soluzione? Posare le bici e fare due chiacchiere davanti ad un buonissimo piatto messicano, il Pollo con Mole, cucinato con muchisimo carino per me, Lupe, Panchita & Juanita che, nel mentre, ciondoliamo sulle note strimpellate da gruppi di Mariachi neanche fosse la festa della mamma. “Ti piace? Questa è una ricetta messicana che fa la mia famiglia a Monterrey. Ormai è da più di dieci anni che sono qui in Italia, ma il Pollo con Mole non può assolutamente mancare!”
Julio è un tipo sorridente, carismatico, curioso. Questi tredici anni di Ferrara gli calzano bene addosso: un lavoro (più di uno), tanti amici e tantissime passioni.
“La musica per me è importantissima. Amo cantare e in Messico, per qualche anno, l’ho fatto a livello professionale. Non ascolto solo musica messicana ma anche rock, classica, lirica. Perchè scegliere solo uno stile, dopotutto? E nella vita vale lo stesso principio, mi piace essere curioso e poliedrico e gettarmi in tutti i progetti che mi fanno sentire bene e che mi permettono di coltivare le mie passioni. Per lavoro, mi occupo di Realtà Aumentata. Occhio, non Realtà Virtuale, sono due cose distinte.”
Credo di aver alzato un sopracciglio in segno di mancata connessione. Julio nota, sorride e continua a spiegare:
“In sintesi, è l’arricchimento dell’ambiente che ci circonda tramite dispositivi mobili. La società con cui lavoro, la Pikkart di Modena, è creatrice di motori di proprietà di Realtà aumentata. Il mio progetto, ar_latam, consiste nello sviluppo di software per l’industria, il marketing, l’arte, la sanità. Ho provato a spiegarlo a informatici e umarells ma non è semplice, è tutto molto nuovo!”
Il mio livello tecnologico rasenta quello degli Amish più curiosi, dunque, dopo aver sentito la parola magica, cerco di dirottare subito l’argomento.
“Non tenermi sulle spine e dimmi, quali prove hai dovuto superare per esser accettato nella cerchia degli Umarells? Tu, messicano, straniero, per giunta giovane, illuminaci!”
Ride. “Il concetto di straniero è soggettivo. Nonostante io venga dall’altra parte del mondo, molto spesso ad esser considerati stranieri sono quelli che provengono dalla sponda opposta dell’adriatico o dalle vicine coste mediterranee. Devo dire che noi messicani siamo assolutamente ben integrati, qui a Ferrara. Fin dal primo periodo, ho cercato di conoscere la gente del posto e non solo sono stato accettato, ma coinvolto a trecentosessanta gradi! Con gli Umarells, invece, è stato un po’ meno semplice. Dopotutto, si parla di una certa élite… In questo vortice di pura follia nel quale non vedevo l’ora di gettarmi, non posso esimermi dal citare il nome di Stefano Lolli, che ho conosciuto in seguito ai miei video di Momentos de Reflexiòn e con il quale ho intrapreso l’avventura di apprendista Umarells. Con mio grande entusiamo e curiosità, ci siamo dati appuntamento davanti al cuore pulsante degli Spallini, il Paolo Mazza, il cantiere più affollato e discusso della città, e abbiamo iniziato ad acculturarci grazie agli hombrecitos resident. Rigorosamente con le braccia dietro la schiena, riparati all’ombra degli alberi di via Cassoli, per ore ed ore ho assistito a lezioni private d’edilizia, architettura, ingegneria e viabilità. Nonostante le prime diffidenze e i palesi sguardi incuriositi, sono riuscito a farmi spiegare tutte le perplessità sul lavoro degli operai che, senza sosta, lavoravano sul cantiere. Grazie alla mia buona volontà e perseveranza, ho incontrato il king degli Umarells, sfuggevolissimo, e sono stato accettato nel gruppo e considerato un Umarell ad honorem. Sono fierissimo!
Il proposito, ora, è quello di esportare il fenomeno in Messico. Ricreare dunque un gruppo di compadres con un ferreo codice d’onore e farli assistere ai cantieri che si alternano nelle grandi città. Sarebbe bellissimo. Bisogna però trovare anche nuovi cantieri per i nostri hombrecitos ferraresi, mi raccomando, non lasciamoli senza nulla da supervisionare!”
Messitaliano, spallino, umarell d’eccezione. Julio, hai sbancato! Ma per essere veri ferraresi ci vuole un po’ di dialetto, m’at capì?
“Bela, ormai sono un professionista! In più di dieci anni, ho imparato la l’italiano che parlo quotidianamente, ma non ho tralasciato le importantissime espressioni dialettali. Quando ti parlavo della mia voglia di gettarmi in mille progetti che possano sposarsi tra loro e che coinvolgano i miei interessi, questo è uno degli esempi migliori. Avendo un canale Youtube sul quale pubblico regolarmente dei video, sia per lavoro che per interessi personali, ho colto l’opportunità per creare il format di Gemellaggio linguistico ferrarese-méxicano e via…
Spiegare le differenze tra parole astruse e cercare i vocaboli corrispondenti non è semplice, ma mi diverte ed è un bel modo per sentirsi parte di due universi che costituiscono la mia vita quotidiana… quindi tra ciupète, caplàz, a ma strig e av salut con n’abraz!”