Sabato 13 e domenica 14 ottobre ritorna, con la seconda edizione ferrarese, Monumenti Aperti, l’evento che apre gratuitamente alcuni monumenti della città. Quest’anno, il weekend dopo, partecipa anche il Comune di Copparo: sabato 20 e domenica 21 ottobre. Così una ventilata mattina di fine settembre incontro Marco Sgarbi, direttore di Ferrara Off, al cinema Boldini, dove contemporaneamente si trovano le piccole guide turistiche di questo progetto, per farmi raccontare un po’ le novità di questa nuova edizione e ripercorrere la nascita della manifestazione.
Da dove nasce l’idea di portare Monumenti Aperti a Ferrara e che cos’è?
Monumenti Aperti nasce a Cagliari. Il vero ponte con il capoluogo sardo e Imago Mundi, (l’Onlus che da 21 anni realizza Monumenti Aperti in Sardegna) è Luigi Dal Cin, che da anni lavora alla manifestazione in Sardegna e che dall’anno scorso tramite la Fondazione Ferrara Arte ha deciso di portare Monumenti Aperti nella nostra città.
Lo scorso anno la manifestazione è stata realizzata in concomitanza con la mostra “Carlo Bononi. L’ultimo sognatore dell’officina ferrarese” a Palazzo Diamanti, perciò anche il tema è stato incentrato sul Seicento ferrarese. Dopodiché ci siamo incontrati con Imago Mundi e gli “attori” cagliaritani per cercare di portare, a livello sperimentale, l’evento a Ferrara. Siamo rimasti piuttosto colpiti dalla risposta inaspettata che ha avuto: non essendo prettamente la nostra materia, abbiamo cercato di rendere la nostra esperienza in campo teatrale funzionale; entrando nelle classi, formando i bambini e gli insegnanti riguardo all’esposizione in pubblico.
Come vengono scelti i monumenti?
I monumenti vengono scelti in base ad una tematica: l’anno scorso come dicevo prima, il tema era il Seicento, quest’anno invece abbiamo deciso, seguendo l’idea europea dell’anno della cultura, di incentrare tutta la manifestazione sul Novecento. Questo anche perché il Comune di Ferrara fa parte dell’associazione ATRIUM, la quale valorizza il patrimonio europeo e quest’anno in particolare si concentra sull’architettura di regime. In effetti l’unico stile architettonico che lascia un’impronta significativa nella storia del Novecento è proprio quello Razionalista. Quest’anno verranno aperti 18 luoghi, otto in più rispetto all’anno scorso, alcuni dei quali hanno poco a che fare con il periodo storico di riferimento, ma possiedono in sé una storia novecentesca.
Perché la scelta dei bambini come guide turistiche? È stato facile coinvolgere le scuole a partecipare ad un progetto simile?
Questa scelta non parte direttamente da noi, ma dal format sardo, una scelta che comunque anche noi abbiamo sposato interamente e che volendo si potrebbe assimilare alle giornate del FAI che lavora con gli studenti delle scuole superiori. I bambini hanno una grandissima capacità che ci ha entusiasma, cioè quella di raccontare qualsiasi cosa vedano attraverso uno sguardo puro; tutto viene filtrato attraverso la loro sensibilità e il loro immaginario. Luigi Dal Cin, non a caso, lavora moltissimo sull’immaginario e gli incontri che organizza con i più piccoli puntano a stimolare la creatività.
Anche quest’anno ci saranno 20 classi, tra seconda e terza elementare, che lavoreranno solo in classe e che svilupperanno un lavoro artistico su una serie di immagini dei vari monumenti, immagini in cui possono vedere cose, e, ridisegnandoci sopra crearne di nuove. Le altre 38 classi invece faranno un lavoro di ricerca e studio del monumento dal punto di vista storico-architettonico e svilupperanno una propria capacità di esposizione. È interessante osservare che anche quando mancano le parole, si riesce, attraverso altri percorsi creativi, a esprimere lo stesso un determinato concetto.
Per le insegnanti è sicuramente un lavoro molto intenso perché, anche se iniziamo a maggio ad esporre il programma e ad assegnare i monumenti alle classi, ci si ritrova poi a metà settembre a dover preparare tantissimo lavoro. L’aspetto fondamentale di questa manifestazione è il fatto che crea una coscienza civica nei bambini, rimane loro un’esperienza che si porteranno dentro, un senso di appartenenza ad una città. I bambini diventano promotori nei confronti di amici, genitori e parenti della bellezza del patrimonio architettonico ferrarese.
Quanti monumenti e quali si possono vedere quest’anno?
Apriremo per la prima volta un palazzo che non ha accesso al pubblico, ovvero il Palazzo dell’aeronautica. Apriremo anche Casa Minerbi, che non è una struttura novecentesca, ma che circa nel 1950 fu teatro di un’opera di restauro molto rilevante da parte di Beppe Minerbi e dell’architetto Bottoni di Milano. Minerbi, dopo averne fatto la propria dimora, la trasformò in un centro culturale frequentatissimo; da Bassani a Bachelli e da tantissimi altri esponenti della cultura ferrarese novecentesca.
Ci sarà poi il Palazzo delle Poste, il MEIS, che ha subito una grande trasformazione a partire dalla fine del Novecento concretizzatasi agli inizi del 2000.
Ci sarà il Municipio, anch’esso un edificio non costruito nel Novecento, i cui ambienti però contengono caratteristiche novecentesche: la Sala Arengo ad esempio è stata affrescata da Achille Funi nel XX secolo e gli interni dell’ufficio dell’assessore alla cultura Massimo Maistro sono stati disegnati da Giovanni Savonuzzi, l’architetto che in realtà ha disegnato tutto il “quadrivio” nel quale saremo; dal Museo di Storia Naturale, alla Scuola Alda Costa, dal Conservatorio al Cinema Boldini. Inoltre, Savonuzzi si è occupato della costruzione di tutta la zona sulla Darsena; come i Magazzini che prendono il suo nome e l’Ex Mof. È una costruzione novecentesca anche la struttura dell’acquedotto, sebbene non progettata direttamente da Savonuzzi.
Saremo anche al Museo della Cattedrale, anch’esso edificio di epoca differente, che nel Novecento è stato interessato dallo spostamento dalla Cattedrale all’attuale sede.
Ogni luogo diventa ancora più particolare grazie alla presenza dei bambini: verranno rievocati eventi cardine del Novecento come la nascita della costituzione, la presenza di Bassani a Ferrara, l’eccidio del ‘43.
Quest’anno avete coinvolto anche Copparo…
L’abbiamo coinvolto e allo stesso tempo ci hanno coinvolto. L’assessore Diego Farina, partecipando all’edizione ferrarese dello scorso anno, è rimasto colpito, e ha deciso di portarla quindi anche a Copparo. È un po’ ciò che è successo in Sardegna nel corso degli anni; i piccoli comuni sardi hanno deciso di portare Monumenti Aperti anche nella propria città. Prendendo quindi spunto dallo stesso tema abbiamo lavorato su quattro monumenti: il Teatro Comunale De Micheli, il Municipio con il plesso della Torre in cui si trova la Biblioteca Anne Frank e le antiche prigioni, ovvero la Galleria civica “Alda Costa”, la fontana monumentale nel centro della piazza ed infine Villa Bighi, sede di un patrimonio artistico immenso.
Ci saranno 10 classi dei più piccoli che seguiranno il percorso “Lo sguardo che crea” e altre 8 classi che si dedicheranno al percorso “Le parole della bellezza”, percorso che li trasformerà in piccole guide turistiche. Sicuramente una bella esperienza per un piccolo comune.
Le altre novità di quest’anno?
Quest’anno abbiamo cercato di perfezionare la questione degli ingressi, l’anno scorso si erano formate molte code… La maggior parte dei luoghi hanno capienza limitata, perciò cercheremo di far sì che le visite all’interno di tutti i monumenti durino fra i venti e i trenta minuti in modo tale che ci sia un ciclo abbastanza continuo di ingressi. Entreranno contemporaneamente circa quattro o cinque gruppi formati da quindici, venti persone, ogni quarto d’ora.
Questo per agevolare chi vorrà vedere tutti i monumenti sfruttando al meglio i due giorni a disposizione. È indubbio che vi sarà comunque la possibilità che si creino code. I monumenti verranno aperti alle 10.00 e l’ultimo ingresso sarà alle 17.30. Vi sarà una breve pausa, dalle 13.30 alle 14.30, in cui non saranno presenti le guide. I monumenti però saranno comunque visitabili.
Per chi avesse poco tempo, ma volesse comunque partecipare alla manifestazione quali sono i monumenti assolutamente da non perdere?
Difficilissimo fare questa scelta, sembra di fare un torto a qualcuno, credo però che sia giusto provare a visitare quei luoghi che di solito non sono aperti al pubblico; ad esempio Casa Minerbi e il Palazzo dell’aeronautica. Personalmente farei anche un salto all’acquedotto, dove all’interno c’è uno spazio dedicato ai bambini e alle famiglie.
Da non dimenticare la cella del Tasso.
Perché dovremmo partecipare ad almeno una giornata di monumenti aperti?
Credo che riappropriarsi del proprio patrimonio artistico architettonico sia una sorta di dovere sociale e civico. Abbiamo infatti definito questa esperienza come qualcosa che possa creare un’educazione civica nei bambini, materia che ormai si studia sempre più di rado. Inoltre, nonostante l’architettura razionalista sia fiorita durante il periodo storico fascista, possedeva in sé un’idea di bellezza di cui è necessario riappropriarsi.
Quindi perché un cittadino dovrebbe andare alla scoperta di un patrimonio artistico? Per cercare qualcosa che lo entusiasmi, per cercare qualcosa che gli dia una possibilità di riscatto rispetto alle tante brutture che ci circondano. La visione di un bambino è in grado forse di restituire quel tipo di bellezza insita nell’idea razionalista.