Dopo il successo dello scorso anno, le ragazze dell’associazione Resina hanno deciso di organizzare una seconda edizione di Ferrara Residency, il progetto di residenza d’artista elaborato, promosso e curato dall’associazione “Resina” che ha lo scopo di avvicinare giovani artisti internazionali al nostro patrimonio storico-culturale, facilitando così la nascita di una rete basata sullo scambio artistico tra Ferrara e altre città. Per un mese gli artisti ospitati in questa seconda edizione, si sono dedicati alla creazione delle loro opere, attualmente esposte a Porta degli Angeli (GATE|Porta); la mostra a loro dedicata (che ha aperto i battenti il 22 settembre e rimarrà in parete fino al 14 ottobre prossimo) mira a creare una tensione tra patrimonio e contemporaneità, caratteristica fondamentale del progetto Ferrara Residency.
Tracciamo un bilancio di questa seconda edizione.
Valeria: L’esperienza dello scorso anno ci ha lasciate entusiaste e con il desiderio di ripetere il progetto ma in maniera più strutturata e professionale. La prima edizione di Ferrara Residency è stata infatti autoprodotta in maniera molto ‘anarchica’; non eravamo ancora un’associazione, abbiamo lavorato a budget zero e senza una chiara distinzione dei vari compiti. Così, lo scorso novembre 2017, ci siamo organizzate e abbiamo dato vita a “resina”, associazione di promozione sociale. Per l’edizione 2018, ci siamo suddivise i compiti a seconda delle nostre competenze e aree di maggior esperienza e abbiamo lavorato tutto l’anno con l’obiettivo di ottenere dei finanziamenti. Abbiamo presentato il nostro progetto a vari bandi, regionali e non, pur sapendo di poter contare su un contributo del Comune di Ferrara. Questi fondi ci hanno permesso di includere, e retribuire con un compenso equo, forze nuove nel team, come la graphic designer ferrarese Sara Ortolani che lavora con noi da Londra, e Selenia Ileana Fabbri, una figura professionale ben radicata nel territorio ferrarese che ci aiuta a smaltire burocrazia e permessi vari; lei è stata davvero essenziale nell’organizzazione e pianificazione degli eventi. La curva di crescita di resina e Ferrara Residency, è esponenziale e personalmente ritengo che, senza il lavoro di squadra quotidiano e l’amicizia, il rispetto e la stima che ci legano, tutto questo non sarebbe stato possibile.
Avevo già incontrato le”ragazze di Resina” e, come la prima volta, sono nuovamente rimasta colpita dalla forte intesa che scorre tra loro, un’energia che spesso esplode in fragorose risate.
Qual è lo scopo principale di quest’iniziativa?
Angelica: Ferrara Residency punta sul format della ‘residenza d’artista’ come strumento di ricerca che permetta una conoscenza approfondita, reale e reciproca ospite-ospitante, attraverso la condivisione di spazi fisici e concettuali. Tramite incontri, esposizioni e laboratori, l’obiettivo del progetto è avvicinare giovani artisti internazionali al patrimonio storico-culturale della città e facilitare la nascita di una rete basata sullo scambio artistico-culturale tra Ferrara e altre città. L’invito rivolto agli artisti partecipanti è quello di sviluppare ricerca creativa, critica e innovativa che sia ispirata al contesto “ospitante”. Ciò sarà facilitato dal team di resina, che organizzerà visite a luoghi d’interesse storico-culturale, incontri con esperti che possano stimolare riflessioni sul tessuto politico, sociale e culturale che caratterizza la città e la sua provincia, così da valorizzarne la storia e le tradizioni attraverso le opere degli artisti, la mostra, la documentazione e tutti gli eventi aperti al pubblico che la accompagneranno.
Come avete scelto gli artisti di questa nuova edizione?
Olivia: Per questa seconda edizione volevamo sperimentare un processo di selezione più etico e ampliare la rete di artisti dello scorso anno, creando un gruppo di artisti diversi da cui ci siamo sentite ispirate e che abbiamo quindi voluto invitare personalmente. Poiché siamo ancora un’organizzazione molto giovane, ci siamo sentiti in dovere di collaborare con artisti di nostra scelta, poiché vorremmo sviluppare il progetto insieme ad artisti e colleghi che conosciamo e di cui ci fidiamo. Joe Campbell ed Henry Bradley sono due artisti che l’anno scorso sono rimasti con noi per un breve periodo; quest’anno li abbiamo invitati nuovamente perché ritenevamo che ancora non avessero avuto il tempo di seguire certe conversazioni e condividere interessi di ricerca. L’anno prossimo organizzeremo una procedura “aperta” per i nuovi residenti, in modo tale da raggiungere artisti al di fuori del nostro ambiente di lavoro).
Da quali paesi provengono gli artisti di quest’anno?
Valeria: Gli artisti sono quasi tutti di provenienza anglo-sassone, eccetto Blue Maignien che è francese, ma è cresciuta in varie città del mondo tra cui Roma. Callum Hill, invece, ha origini anglo-canadesi; è stata “artista in visita” per i primi dieci giorni di residenza. La decisione di invitare un gruppo di artisti provenienti prevalentemente dalla città di Londra è dovuta in primo luogo al fatto che ci siamo affidate, come lo scorso anno, alla catena di inviti con cui eravamo già in contatto; in secondo luogo, al budget limitato che avevamo a disposizione per poter coprire le spese di viaggio di tutti gli artisti, aspetto per noi fondamentale.
Come si è svolto il mese di “residenza”?
Angelica: Ferrara Residency è caratterizzata da atmosfere distese, sperimentali e collaborative, e durante il mese promuove metodologie collettive come gruppi di lettura, sessioni di feedback e momenti di discussione. Dal 28 agosto ciascun artista ha iniziato a esplorare la città e a trovare luoghi o storie di interesse. Una delle ‘sfide’ di Ferrara Residency è quella di chiedere agli artisti di non venire qui con progetti o idee prestabiliti, ma di farsi ispirare dal contesto e dalle conversazioni. Un appuntamento settimanale chiamato Feedback Session ci ha aiutate a farci un’idea delle loro ricerche e delle loro opere, man mano che esse prendevano forma. In queste occasioni, ognuno degli artisti ha presentato le proprie idee in via di definizione e ha ricevuto commenti e feedback dall’intero gruppo; questo ci ha anche permesso di curare la mostra insieme agli artisti, in un’ottica di collaborazione. Inoltre, durante il mese di settembre, abbiamo organizzato una serie di momenti di discussione, intitolati Convivium, pensati per riflettere insieme sia sulle varie strutture politiche, economiche ed emotive che supportano o limitano il lavoro artistico nelle società neoliberali di oggi. Infine, abbiamo anche organizzato una serie di eventi per coinvolgere la comunità locale. Il primo, intitolato “Meet Us At The Yard” è avvenuto mercoledì 5 settembre al Korova Milk Bar, un aperitivo informale per incontrare e chiacchierare con artisti e curatori in residenza. Il secondo, “Open Projector”, organizzato e curato dall’artista Joe Campbell, è avvenuto presso il giardino dell’associazione Ilturco la sera di domenica 16 settembre, con lo scopo di creare un momento di dialogo tra film-makers locali e artisti in residenza.
Il 22 settembre è iniziata la mostra conclusiva…
Olivia: Abbiamo scelto di intitolarla A Fluid Haze: thought-forms from Ferrara Residency. Vengono presentati schizzi, esperimenti e lavori in corso, in linea con la nostra etica curatoriale di privilegiare il processo creativo e le conversazioni collettive sulla produzione di oggetti d’arte finiti. Siamo molto entusiaste di condividere le varie indagini degli artisti, che in modi diversi hanno interagito con l’ambiente costruito e le specificità ecologiche della stessa Ferrara. La nebbia, le zanzare e l’acqua sono state presenti nelle nostre vite e nelle nostre conversazioni quotidiane, di conseguenza si presentano in diverse forme nelle opere stesse. “A Fluid Haze” si riferisce a riflessoni sulla zona industriale di Ferrara, che molti artisti hanno studiato attraverso la lente del film Deserto Rosso di Michelangelo Antonioni. Le discussioni attorno ai cicli di produzione, consumo e spreco nel sistema capitalista, hanno animato le nostre discussioni, così come le nozioni su come possiamo creare controculture e strutture di supporto che possano opporsi alla produzione neoliberale di spazio e soggettività. Durante la mostra, gli artisti presentano una gamma di pratiche artistiche diverse: pittura, scultura, animazione, testo, suono e interventi performativi. Ci auguriamo che l’esperienza assomigli a una sessione di studio aperta.
Come si svolgerà invece l’evento conclusivo del 13 ottobre?
Angelica e Valeria: Sabato 13 ottobre, come momento conclusivo della mostra e in occasione dell’iniziativa regionale EnERgie Diffuse, verrà organizzato l’evento in due atti dedicato a condividere l’esperienza di Ferrara Residency. Il primo atto si svolgerà dalle ore 15 alle ore 17 alla Porta degli Angeli (Gate|Porta) e prevede una visita guidata della mostra da parte delle curatrici di resina, con l’obiettivo di restituire al pubblico le modalità e i processi creativi e di ricerca che stanno dietro le opere. Per giungere al luogo ospite del secondo atto, la Sala Bianca del Teatro OFF, si percorrerà in bicicletta il tratto di cinta muraria che collega i due siti, per poi proseguire con la programmazione. Qui, dalle ore 18 alle ore 19, è prevista una presentazione da parte delle curatrici di resina in cui l’esempio di Ferrara Residency e dei suoi artisti sarà discusso e messo in relazione ad altre realtà internazionali, al fine di aprire un dibattito sull’impatto e l’importanza di progetti di mobilità giovanile (fisica e di idee) nella scena politica/sociale contemporanea, e come affrontare questi progetti in modo etico e sostenibile. La presentazione sarà accompagnata dal lancio del catalogo di Ferrara Residency 2018 e della mostra.
A seguire, la programmazione dell’evento prevede la partecipazione di diverse realtà radicate sul territorio. I progetti coinvolti sono il Collettivo Munerude (compagnia di teatro danza con base tra Bologna e Torino), il Collettivo HPO (collettivo di giovani architetti della Facoltà di Architettura ‘B. Rossetti’ di Ferrara) e una serie di giovani musicisti e DJ ferraresi come Anna Stefani, Edoardo Robert Elliot e Marco Tomesani.
Quando ho chiesto alle ragazze se hanno in programma di organizzare la terza edizione, mi hanno detto che, dopo l’evento finale inizierà un periodo di riflessione per decidere come muoversi e come presentare il progetto in futuro. Hanno già iniziato a lavorare alla terza edizione scrivendo una ‘wish list’ in base a ciò che hanno imparato dall’esperienza di quest’anno.
Qual è l’aspetto che ciascuna di voi ama di più di Ferrara Residency?
Olivia: Creare una rete tra artisti e organizzatori che dura anche dopo l’evento in forma di nuove collaborazioni e conversazioni).
Angelica: Riscoprire Ferrara attraverso lo sguardo e le ricerche degli artisti invitati.
Valeria: Testare metodologie alternative dello “stare insieme” e accogliere gli imprevisti e le difficoltà che da esse derivano. Questo approccio, a tratti faticoso ed estenuante, porta indubbiamente a compiere un incessante lavoro su di sé, mettendo in discussione e cercando di decostruire le categorie mentali attraverso cui ci si pone abitualmente verso l’“Altro”, per avvicinarsi alle sue sensibilità e bisogni. Quando questo succede, e si riesce a “mollare la presa”, si finisce per scoprire storie nuove o riscoprire aspetti personali o elementi inediti del luogo in cui affondano le proprie radici. Un altro aspetto che davvero mi ha riempito il cuore è stato riuscire a creare una rete viva e proattiva, sia a livello locale che all’estero. Non posso che sentirmi fortunata per le collaboratrici che insieme a me fanno parte del progetto e vorrei inviare un sentito e genuino ringraziamento alle numerose giovani associazioni ferraresi amiche con cui, quest’anno, abbiamo fatto rete e dalle quale abbiamo ricevuto supporto a 360 gradi! A nome di resina, ringrazio, in particolare, ma non solo: Officina Meca, Teatro Ferrara OFF, Ilturco, Wunderkammer e ARCI per le incessanti ‘support structures’ (un tema di riflessione ricorrente durante la residenza)! Siamo immensamente felici e grate di aver costruito, appunto, delle strutture di supporto su vari fronti, interne ed esterne a resina, di cui, in questo momento storico-politico, penso ci sia bisogno più che mai!
Lucie: Essere parte della creazione di un luogo per artisti con background diversi, all’interno di una realtà con una forte eredità locale e culturale, dove tutti si sentono visitatori. Riuscire ad avere la mostra in una zona protettacome Porta degli Angeli è stata una vera sfida; ad esempio, non è stato possibile mettere viti al muro. Tuttavia, consente anche di vedere un progetto come questo come parte di una storia più lunga dalla quale altrimenti potresti sentirti rimuovere facilmente. In particolare, per quelli che non parlano italiano, cambia il tuo modo di approcciare il luogo in cui ti trovi e rafforza la propria curiosità, dandoti la spinta di provare cose non altrimenti non proveresti.
La mostra è aperta tutti i weekend (sabato/domenica dalle 16 alle 19, mentre il weekend di Internazionale anche il venerdì).