«Parva, sed apta mihi, sed nulli obnoxia, sed non sordida, parta meo, sed tamen aere domus.»
“La casa è piccola ma adatta a me, pulita, non gravata da canoni e acquistata solo con il mio denaro”.
Pensate se, cinquecento anni fa, il nostro Ludovico Ariosto avesse saputo che in un lontano futuro, un altro grande della letteratura avrebbe soggiornato nelle sale della sua residenza nell’antica contrada Mirasole. Piccola, ma neanche così tanto. Perché ogni tanto, dalla parte iniziale dell’ampio giardino si sentono gruppi di ragazzi decantare i versi del sommo poeta. Abbastanza grande, ma non troppo, per avere quel potenziale che potrebbe trasformarla in museo con la M maiuscola. Perfetta dunque, per questa convivenza atipica.
Chissà se questo nuovo, celebre inquilino ci aveva fatto un pensierino, all’epoca, mentre firmava uno dei registri delle presenze, a qualche pagina dalle signatures di un certo Vittorio Emanuele III.
Avrebbe potuto mai immaginare che quella magnolia a lui tanto cara sarebbe divenuta d’altri ma che il ricordo si sarebbe conservato eterno nelle sue opere e nelle foto di Paolo Zappaterra? Già me lo immagino Paolo, a quel tavolino in via Mazzini, commentare con un “e dovrebbe pure ringraziare…”
Non ci è dato sapere. Fatto sta che adesso, in Via Ariosto n° 67, al campanello si aggiunge il cognome Bassani.
Ad aprire la porta delle sale destinate allo spirito dell’autore delle Cinque storie ferraresi, dell’Airone e d’altri capolavori del Novecento, è una signora piccina, sorridente, con gli occhiali appoggiati sul naso ed un bel sorriso che le illumina il viso.
“Oh, buonasera, venga venga, si accomodi”. E in effetti, Silvana Onofri, presidente di Arch’è Associazione Culturale, membro del comitato scientifico nonché referente ferrarese della Fondazione Bassani, sembra proprio la perfetta padrona di casa. Sedute a tavolino, inizia a raccontarmi le peripezie del grande scrittore, di come i suoi scritti l’abbiano indelebilmente segnata.
“Lui veniva spesso a Ferrara, e ricordo che c’era sempre un gran fermento. Io avevo iniziato a leggere i suoi testi da ragazza, avidamente. Leggevamo tanto e tra i cugini c’era un vero e proprio scambio di testi interessantissimi. Un giorno, nel pieno dei miei quindici anni, decisi di andare a seguire un convegno al quale Bassani avrebbe partecipato: entusiasta, con me avevo portato uno dei miei tesori, una prima edizione del romanzo che l’ha consacrato al grande pubblico, “Il giardino dei Finzi-Contini” – nonostante poi ci sia da fare un discorso a parte per quanto riguarda la trasposizione cinematografica… – e…insomma… quel giorno fu un vero disastro! Bassani rappresenta esattamente quel che si definisce un rapporto di Odi et Amo, per la comunità ebraica. È sempre stato un uomo molto particolare, fermo sulle sue idee e in tanti l’hanno attaccato. In sintesi, posso dire che quel giorno sono tornata a casa con la mia copia, con la prima pagina ancora candida, senza traccia d’inchiostro e del nome di Giorgio, come avrei sperato.”
La professoressa Onofri ha, negli anni, curato delle relazioni strette con l’universo bassaniano stabilendo anche un ottimo rapporto con una delle figlie dello scrittore, Paola, con la quale collabora spessissimo organizzando degli eventi, delle manifestazioni e delle mostre sulla vita e sulle opere dello scrittore. “La Fondazione, creata a due anni dalla scomparsa di Bassani, avvenuta nella primavera del 2000, si batte per mantenere viva la memoria dello scrittore conservando, tutelando e valorizzando la sua produzione, promuovendo iniziative in collaborazione con gli enti e in perfetta sinergia col territorio. Non è da tanto che siamo arrivati a Casa Ariosto. Sarebbe stato bellissimo poter occupare la casa di famiglia di Cisterna del Follo 1, con quella meravigliosa magnolia, e farla divenire museo… ma dopo il 1987 ha cambiato proprietà e l’accesso ci viene negato. Per un periodo siamo stati a Codigoro, ove siamo stati accolti in maniera splendida e abbiamo portato avanti dei progetti interessanti. Il nostro soggiorno qui è recentissimo: la Fondazione ha ricevuto i locali grazie a un intenso lavoro e al benestare del sindaco Tagliani e di altre figure pubbliche che hanno capito quanto fosse fondamentale concederci uno spazio in città. Essere qui oggi è un grande traguardo, possiamo finalmente custodire tantissimi reperti dello scrittore, della sua storia personale e delle sue storie.
Mentre la dott.ssa Onofri mi mostra la miriade di scritti ordinati negli scaffali, mi cade l’occhio su un librone aperto. Appena vedo di che si tratta sento una piccola stretta al cuore: sono le carte d’identità false, usate dallo scrittore per poter scappare verso un futuro che probabilmente, prendendo una decisione differente non avrebbe potuto vivere. E insieme ai documenti di viaggio, altre foto, ritratti e piccoli pezzi di quel puzzle che possiamo, a diciotto anni dalla morte di Giorgio, solo immaginare. In tanti, nella Fondazione, si alternano per ricomporre tutti i frammenti possibili, tra l’organizzazione di mostre (l’ultima, visitabile fino alla fine di luglio: Giorgio Bassani, due città nel cuore, Ferrara e Maratea) e la ricostruzione dello studio dello scrittore, con la sua macchina da scrivere e alcuni dei suoi cimeli.
“Avere la possibilità di riunire qui tutte queste fonti aiuta tanto coloro che si occupano di tramandare la memoria di Bassani… ma non si deve pensare solo ai grandi studiosi, bensì anche agli studenti. Giorgio frequentò il liceo Ariosto e sono stati numerosi, negli ultimi anni, i liceali che hanno – anche grazie alla preziosissima collaborazione del fotografo Paolo Zappaterra che col suo temperamento e le sue fotografie li ha affascinati – partecipato a dei progetti che si sono rivelati preziosissimi (uno tra i vari, la redazione di un libro sull’autore basato esclusivamente su testimonianze d’archivio)…”
Effettivamente, col senno di poi, anche a me sarebbe piaciuto poter essere parte di progetti simili, ma ormai il compleanno della mia maturità ha raggiunto la doppia cifra… e in questa dimora gli animali fantastici ti accompagnano a recuperare il senno, ma non hanno ancora la capacità di viaggiare nel tempo. Pensare che proprio quest’estate i ragazzi di tutta Italia abbiano concluso il loro ciclo di studi affrontando le tematiche trattate nelle pagine bassaniane rende fieri, e sempre più consapevoli di quanto la storia debba essere sempre tenuta presente dalle nuove generazioni, per essere in grado di costruire delle persone e delle società migliori.
Nella cultura ebraica, sulle tombe, non fiori ma pietre. Il fiore perisce, la pietra resta in eterno. Così come le parole, e gli inquilini di via Ariosto n° 67, sapevano entrambi che “Verba volant, scripta manent!”
1 commento
Una chiacchierata informale quella con Rossella Ibba in un pomeriggio assolato di metà giugno al piano terra di Casa Ariosto. Si parla di Bassani, della casa di Cisterna del Follo 1, della magnolia di “Le leggi razziali” che Paolo Zappaterra, amico comune, ha fatto diventare un mito, della Fondazione e di tanto altro…