Colori brillanti, musica soffusa ed un nuovo allestimento. È così, a cento anni dalla nascita dell’artista, che il Museo Remo Brindisi si presenta al pubblico. Il museo alternativo per l’integrazione delle arti, fu costruito a proprie spese da Remo Brindisi e senza il beneficio di alcun contributo a carattere pubblico. Nel 1963 l’artista venne a presiedere una giuria a Lido degli Estensi ed alcuni amici del posto lo condussero a visitare l’attiguo Lido di Spina.
«La vista mi riportò indietro nel tempo, quando in quella zona, da ufficiale di complemento ammiravo la landa delle Valli di Comacchio fino al mare. Mi venne l’idea che, forse, quanto non potevo realizzare a Milano, avrei potuto farlo lì».
È così che nacque il museo alternativo, progettato e costruito tra il 1967 e il 1971, in collaborazione con l’amica e architetto milanese Nanda Vigo. Se l’interdisciplinarietà tra arte, architettura e design è stata per Nanda Vigo un motivo centrale delle sue opere, l‘integrazione tra le arti è un concetto condiviso tra i due nel creare l’esperimento del museo alternativo. Brindisi all’epoca era al culmine della sua carriera anche come docente ed esponente della cultura milanese e decise quindi di far nascere a Lido di Spina il suo museo, fino ad allora immaginato a Milano. L’edificio doveva assolvere il duplice compito di museo ed allo stesso tempo doveva anche soddisfare le esigenze della famiglia dell’artista, che vi avrebbe trascorso i mesi estivi. Non si tratta quindi solo della casa di un collezionista, come spesso viene interpretata, bensì di un museo sperimentale che integra le funzioni di abitazione, lavoro e conservazione. Remo Brindisi, collezionista oltre che artista, ha una passione particolare nell’accumulare opere, tanto che ad un certo punto egli si immagina l’abitazione come un vero e proprio museo a tutti gli effetti che potesse rappresentare nel modo più vario, i movimenti artistici del suo tempo: i Maestri del Novecento.
Si tratta di un progetto ampio, senza limitazioni di tendenza o di gusto. Inizialmente aperto nei mesi estivi, il museo alternativo diventa presto il luogo di lavoro dell’artista, nel quale organizza incontri ed esposizioni, e allo stesso tempo vive. Non va quindi interpretato come una classica Wunderkammer, bensì come un luogo pieno di vita pulsante. Un edificio interessato in tutti i suoi spazi dell’esposizione di una grande collezione al fine di arricchire con l’arte la frequentazione quotidiana di brindisi e dei suoi ospiti. Infatti, girando per le varie stanze del museo, si è cercato di mantenere il più possibile la loro funzione originaria. Con una perfetta integrazione tra arti, spazio espositivo e spazio pubblico. In questo modo, passando tra un corridoio e l’altro, in cui si può ammirare dipinti, sculture e collezioni degli oggetti più disparati, si può incappare in una camera da letto, un soggiorno, un bagno o ancora dello studio stesso dell’autore.
La visione è così realistica ed allo stesso tempo surreale che entrando nelle varie stanze, si ha quasi l’impressione di dover domandare «permesso». Remo Brindisi, utilizzando il museo come proprio studio, ma allo stesso tempo esponendovi le proprie opere accanto a quelle della propria collezione, va a creare una casa/museo artistica originale. Nella sua arte, da un lato sviluppa una pittura di protesta:
«Da anni dipingo questa rabbia che ho addosso; che è poi la rabbia dell’uomo d’oggi, perdutamente afflitto nel vivere da solo la crisi dell’impegno storico cui la società dei consumi l’ha ridotto. Questa mia immagine, è l’uomo che si affanna di essere egli stesso la storia e la conquista del futuro»
Su un altro versante, egli propone temi più intimi tramite una pittura sensibile al sentimento, con una rievocazione del mondo contadino abruzzese e di una «Venezia fantastica»
«Se i dipinti su Abruzzo e su Venezia sono sogni ad occhi aperti, i cicli sullo Stalinismo e sul Fascismo, nonché la tematica vasta sulla violenza; sono storia vissuta e impegno intellettuale e civile»
È questa la magia del Museo Alternativo di Remo Brindisi che si conserva tutt’ora e non viene minimamente scalfitta dalle nuove targhette espositive, che camuffandosi perfettamente con le piastrelle dell’abitato rendono la visita quanto mai piacevole ed educativa in un continuum percettivo. In aggiunta alle opere esposte tutt’ora, che subiranno nel corso dei prossimi mesi ulteriori restauri, è possibile assistere ad un vero e proprio cantiere all’aria aperta. Infatti, all’interno del Museo e nel cortile esterno, fino alla fine dell’estate, saranno presenti laureandi della Scuola di Belle Arti di Bologna, che andranno ad agire sulle opere esposte e non, con l’intento di riportarle a nuova vita.
Per ricordarlo, a cento anni dalla nascita, dal 13 al 17 agosto sarà possibile visitare, durante gli orari di apertura del Museo, una mostra collettiva dal titolo «Radici» realizzata dalla nipote Linda Brindisi che andrà a coinvolgere nove artisti che avranno il compito di realizzare opere dedicate al centenario «rispettando il binomio cromatico del bianco e nero caratteristico degli interni della Casa».
Infine, già dal 22 giugno sino al 30 settembre è possibile visitare la Mostra “Remo Brindisi e le inquietudini di un secolo” presso la Galleria d’Arte Palazzo Bellini a Comacchio.
ORARI
Da Novembre a Marzo
Aperto Venerdì, Sabato, Domenica: 15.00 -17.30.
(Chiuso il 25 Dicembre e il 1 Gennaio)
Nei mesi di Aprile, Maggio, Settembre e Ottobre
Aperto Venerdì, Sabato, Domenica: 10.00 -12.30 e 15.00 – 17.30
Nei mesi di Giugno, Luglio e Agosto
Aperto dal martedì alla domenica: apertura serale 19.00 – 23.00
Su prenotazione, sempre aperto per gruppi organizzati e scolaresche.
VISITE GUIDATE
A tema ogni giovedì sera, dal 21 giugno al 30 agosto 2018 alle ore 21.30
Con aperitivo ogni mercoledì sera, dal 18 luglio al 29 agosto 2018 alle ore 19.30