Se mai un giorno, non si sa come o perché, dalla redazione mi dicessero che devo contattare un capo di stato, un un monaco eremita o il portavoce di una razza aliena appena scoperta, oltre ad esserne molto lusingata, non sarei affatto spaventata per l’impresa. Questo perché niente è difficile come mettersi in contatto con Paconpoco e io posso dire di avercela fatta!
Paconpoco è una pagina Facebook di quelle che salvano da situazioni di noia mortale tipo fila alla posta o simili, dove vengono pubblicate vignette e illustrazioni ma soprattutto post che sembrano stralci di un diario di una giovane donna che racconta spaccati di normale quotidianità, situazioni in cui ognuno si può riconoscere, scritte con un’ironia tanto semplice quanto geniale, con tratti di vera comicità.
Contattare l’autrice della pagina, dicevo, ha richiesto un lavoro estenuante fatto di messaggi, chat, whatsapp, un lavoro che ha corso sul sottile confine che divide le normali ricerche dallo stalking. La svolta c’è stata quando ho trovato il giusto punto su cui fare leva: Smita. Smita è la coprotagonista delle avventure di Paconpoco, una meravigliosa esemplare di pitbull. Meravigliosa sì, ma pur sempre pitbull, dettaglio non da poco per chi, come me, non è molto a suo agio con i grossi cani. Sprezzante del pericolo però, ho proposto a Pancopoco di accompagnarla durante una passeggiata con Smita e centro! Dopo due giorni avevamo un appuntamento al parco urbano. È stata la pitbull la prima ad accogliermi abbaiando fragorosamente e io non ho potuto fare altro che affidarmi alla saggezza popolare circa i cani che abbaiano raggiunta dal suo naso umido e curioso e dalla coda festosamente agitata. Dietro Smita, impegnata con tutte le sue forze a tenere il guinzaglio e contenerne l’entusiasmo, finalmente c’era Paconpoco.
Iniziamo con il chiarire una cosa: il tuo personaggio è stile “Liberato” o possiamo dire il tuo nome vero e scattarti delle foto?
No, si può dire chi sono, mi chiamo Paola Forlani e potete anche fotografarmi, purché mi facciate venire bene! – Ride.
Chi è Paola, una illustratrice? Una scrittrice? Qualcuno mi ha persino detto un’estetista…
Iniziamo con una domanda difficile. Sono tante cose, faccio tante cose, faccio tutto quello che mi viene in mente e mi piace fare. Estetista però no, quello non l’ho mai fatto. Parto dall’inizio per provare a spiegare chi sono. Ho conseguito il diploma al Liceo artistico Dosso Dossi e dopo la maturità ho iniziato a lavorare alla reception di un centro estetico (da qui forse il malinteso dell’estetista) e nel frattempo ho frequentato la Comix, la scuola di fumetto a Padova; ho frequentato i corsi serali, finito il lavoro mi mettevo in macchina e andavo a Padova. Quanto piangere la sera da sola a guidare in mezzo alla nebbia, ma è stata una scuola fondamentale per me, ho conosciuto professori e compagni con uno straordinario talento e con quello che stavo imparando ho iniziato a fare una serie di disegni che si sviluppavano intorno a oggetti reali: fili, mollette, auricolari, con poco riuscivo a creare delle immagini e da qui poi il mio pseudonimo PAola CON POCO e l’attività sulla pagina facebook nata per le commissioni che mi venivano fatte. Le opere più richieste sono poi diventate “i quadrotti” con illustrazioni per bambini e le “canicature” che ovviamente riguardano i cani.
Come nasce la Paconpoco scrittrice?
Nasce per caso. Il primo post, quello da cui tutto è partito e rimane il più famoso è quello su Decathlon. L’ho scritto una sera di getto e l’ho pubblicato sulla mia pagina Facebook privata. La mattina, quando mi sono connessa ho trovato migliaia di notifiche e di condivisioni del post; il mio primo pensiero è stato quello di aver preso un virus, poi quando ho capito il successo del post ho spostato tutto sulla pagina di Paconpoco e da lì ho continuato a scrivere e a riscuotere successo. Scrivo in modo spontaneo e naturale, credo che questo sia la forza di Paconpoco, scrivo di cose che mi succedono veramente e le racconto come farei con degli amici. Il posto preferito per scrivere è il letto, alla sera; ho un metodo piuttosto casalingo, quando mi viene in mente qualcosa me lo appunto, tutto quello che faccio può essere un’ispirazione per un pezzo.
Chi ti legge? Hai mai avuto problemi con hater o con i leoni da tastiera?
La maggioranza di chi mi segue sono donne; spesso i miei pezzi raccontano l’universo femminile o comunque ritraggono la mia quotidianità. La cosa che mi diverte è leggere la serie di commenti che si scatenano sotto i miei post, in genere battute sulla scia dell’ironia del pezzo. Ogni tanto capitano anche i commenti seri, che mi mandano in privato in cui le persone mi raccontano di periodi difficili e mi sono grati del piccolo sollievo che hanno trovato leggendomi, sono messaggi che mi emozionano particolarmente. Per il resto fortunatamente la pagina non è frequentata da psicopatici rancorosi, non ho mai dovuto sedare risse digitali. Chi mi segue ha un atteggiamento molto protettivo nei miei confronti: mi difendono, mi segnalano quando mi rubano un post, le uniche critiche che mi sono state mosse riguardano i temi che affronto, troppo leggeri, poco impegnati e impegnativi, ma è così che voglio questo mio spazio, deve essere una pausa, una svago, senza nessuna pretesa e voglia di affrontare temi scomodi, anche se leggendo tra le righe il mio pensiero su certe questioni calde esce.
Come è stato lasciare un lavoro sicuro per dedicarsi esclusivamente a Paconpoco?
Ho avuto paura, non posso negarlo, ma mi faceva più paura non provarci. Quando mi sono licenziata dal centro estetico non ho dormito per sei mesi! Ma sono sempre stata dell’idea che il posto fisso frega un po’, un professore dell’accademia mi ha detto che nella vita ci vuole talento, culo e faccia come il culo. Ecco, diciamo che ci sto lavorando, soprattutto alla faccia.
Quali sono i progetti futuri?
A breve aprirò l’ e-shop al quale sto lavorando con un mio collaboratore per i quadrotti e le illustrazioni. Nel frattempo è in uscito il mio libro che raccoglie i pezzi della pagina Facebook e altri inediti, manca solo l’ultima messa a punto dell’organizzazione e la pulizia di qualche testo. Oltre a tutto questo sono stata contattata da persone del mondo dello spettacolo interessate ai miei pezzi. Non è un mondo nel quale mi destreggio ancora molto bene, non so cosa posso raccontare e cosa no, diciamo solo che potrebbe essere che chi mi segue riconosca delle mie battute recitate in qualche spettacolo di qualcuno molto famoso.
E tu ti senti famosa ad essere seguita da oltre 55.000 persone?
No, non mi sento famosa, però fuori mi capita di essere riconosciuta per colpa di Smita che è la protagonista indiscussa delle mie foto e quando succede mi vergogno molto. Faccio fatica a rendermi conto del seguito che ho ormai esteso a tutta Italia. Una volta stavo chattando con una ragazza che mi aveva lasciato un commento e ho detto qualcosa a proposito del freddo che faceva e lei mi ha risposto che non ne aveva idea perché mi stava leggendo dalla Sicilia!
Ti cito una frase dal film “Giovani carini e disoccupati” “… cosa faremo ora? Come possiamo riparare tutti i danni che abbiamo ereditato? La risposta è semplice…” continua tu.
I ragazzi di oggi partono svantaggiati, non abbiamo ereditato quella che esattamente si può definire una realtà a misura di giovane. Come ho a volte già scritto sulla mia pagina, credo che l’arte potrebbe potenzialmente cambiare cose. L’estrosità, la fantasia, un modo originale di vedere le cose, l’interesse, la curiosità. Bisogna cercare la propria marcia in più, sgasare e partire veramente. Diceva Martin Luther King che “la salvezza giace nelle mani dei creativi insoddisfatti”.
Dopo la chiacchierata ci salutiamo sotto una pioggia scrosciante che ci ha annacquato gli spritz e non ha permesso a Smita di correre come avrebbe voluto. Mentre risale in auto le lascio una coraggiosa grattatina sulla testa, grata di non avermi sbranata. Salutando Paconpoco, che adesso posso chiamare Paola, le dico che le farò sapere quando esce l’intervista, lei sorride e mi dice che anche lei mi farà sapere quando uscirà un pezzo sulla sua prima intervista.