Con gli Acoustic Rug ci siamo dati appuntamento in centro a Ferrara, ma come al solito sono tremendamente in ritardo. Quando arrivo di corsa in bici, scusandomi ancor prima di frenare la bicicletta, mi ritrovo davanti tre ragazzi esteticamente diversissimi: il cantante Umberto De Candia, un ventisettenne alto e dall’aspetto distinto; il chitarrista Enrico Zurma, un venticinquenne con i capelli scompigliati e uno sguardo acuto; il batterista e percussionista Giacomo Mangolini, un ventitreenne solare con il viso dai tratti delicati. La prima cosa che noto, appena ci sediamo insieme e ordiniamo da bere, è il loro simpatico e genuino modo di prendersi in giro, che fa subito percepire l’amicizia intensa che li lega.
Raccontatemi la storia della vostra band.
Umberto: Io ed Enrico ci conosciamo da tanti anni, suonavamo insieme nei The Pantheon e facevamo metal ma, a un certo punto, abbiamo pensato di sperimentare altri generi. Ci sono stati numerosi cambi di formazione, poi nel 2015 abbiamo incontrato Giacomo che inizialmente era il nostro bassista.
Enrico: Abbiamo però scoperto che il basso non lo sapeva suonare – racconta Enrico rivolgendo un sorriso all’amico, come a chiedergli il permesso di concedergli una battuta -; così, da circa un anno e mezzo, è diventato il nostro percussionista.
Siete una band che suona in occasione di eventi come aperitivi, cene, pre dj set o intere serate. Principalmente R’n’B, soul e funk, riarrangiando ogni brano in acustico. Vi definite dunque “social aperitif band”: come vi è venuta quest’idea?
Umberto: Eravamo in sala prove e ci siamo resi conto che a Ferrara non c’era nessuno che accompagnasse le serate, rimanendo in sottofondo. Mentre noi suoniamo le persone parlano, socializzano e si divertono.
Giacomo: Ci definiamo “social” perché usiamo molto i social networks e carichiamo online tanti video, sia dove suoniamo live, sia di quando registriamo in maniera più professionale.
Perché avete deciso di suonare solamente in acustico?
Umberto: Questa scelta nasce dalla necessità di suonare dove vogliamo; a noi infatti basta una sola presa elettrica. Possiamo sostituire i cd, la radio, la filodiffusione in qualsiasi occasione.
Gli Acoustic Rug sognano di vivere di musica, ma per il momento devono dedicarsi anche ad altro. Secondo gli amici, Enrico è il più fortunato perché, oltre a suonare con loro, è un maestro di chitarra: insegna a Rovigo al CVM (Centro Veneto esperienze Musicali) e a Ferrara presso il neonato Hybrid Music Lab. Umberto invece è uno studente di giurisprudenza, lavora come cassiere all’UCI Cinemas e, oltre a far parte degli Acoustic Rug, è anche la voce dei Bitter Coconut Dead Fire: “si tratta di un tentativo, non so quanto riuscito, di tradurre Cocomaro di Focomorto”, mi spiega Umberto con l’ironia limpida che lo caratterizza. Infine il più giovane del trio, Giacomo, lavora in un campeggio a Porto Garibaldi e suona con un altro gruppo, i PopUp, con cui fa musica commerciale.
La musica è una parte molto consistente della vita di tutti e tre, ma sono curiosa di conoscere il vostro background musicale: siete autodidatti o avete studiato musica?
Enrico: Ho iniziato a suonare a undici anni prendendo lezioni private presso l’associazione di Rovigo dove insegno ora. Successivamente ho frequentato la “Rock Guitar Academy” a Milano, che mi ha preparato come turnista, mentre ora sono al terzo anno di conservatorio a Rovigo.
Umberto: Ho studiato canto con Silvia Marcolungo per due anni, poi ho fatto centinaia di prove in sala registrazioni con Enrico.
Giacomo: Io invece ho iniziato a suonare quando avevo tre o quattro anni perché mio papà è un musicista. Ho frequentato una scuola dove mi sono dedicato alla batteria fino ai sedici anni, poi però non trovavo un gruppo con cui esibirmi, così ho iniziato a suonare il basso in una tribute band di Vasco Rossi, finché non ho trovato loro – mi dice Giacomo indicando gli amici con un sorriso.
Hai iniziato a suonare davvero presto, sei legato alla musica da sempre…
Umberto: Noi non volevamo dirlo, ma Giacomo fra noi tre è quello che ne sa più di tutti, è il nostro polistrumentista.
Umberto, leader del gruppo, così come elemento portante della conversazione. Tra loro però nessuno prevale sugli altri; dai loro botta e risposta e dalle continue battute traspare un grande rispetto e la volontà reciproca di sottolineare le capacità artistiche altrui.
Cosa pensate dei talent show? Avete mai partecipato a qualche concorso?
Umberto: Abbiamo partecipato alle audizioni di Italia’s Got Talent, ma stiamo ancora aspettando una risposta. A noi non interessa diventare famosi, ma è necessario farci vedere per trovare più date possibili in cui esibirci. Quello della musica è un mondo davvero difficile, specialmente in una realtà piccola come Ferrara; a noi piace tutta la musica, ma qui quella di facile ascolto non va sicuramente per la maggiore, per questo è importante cercare di farsi un nome.
Enrico: I talent danno visibilità all’artista e ci sembra indispensabile provarci, almeno per avere una chance in più.
Fate solo cover o avete anche brani vostri?
Umberto: Facciamo cover, suoniamo soprattutto funk, blues, R’n’B, pop, soul, con svariati mash-up. Cerchiamo di accontentare tutti i palati, ma mantenendo una nostra identità.
Giacomo: Tra i nostri progetti futuri vi è quello di evolverci a livello di suono; per proporre qualcosa di nuovo stiamo anche pensando a qualche base elettronica.
Enrico: Un musicista deve imparare ad ascoltare e suonare di tutto, serve per crescere e per sapersi adattare in caso di necessità. Bisogna avere una buona apertura mentale.
Umberto: Enrico ad esempio è più che altro un metallaro, ma con noi gli tocca suonare Dua Lipa.
L’ironia di certo non vi manca! C’è forse dell’ironia anche nel nome della vostra band, dato che “rug” in inglese significa “tappeto”…?
Umberto: In realtà no, ci chiamiamo “Acoustic Rug” perché bene o male rappresenta ciò che facciamo: siamo una sorta di “tappeto acustico” perché animiamo le serate, ma rimanendo in sottofondo.
Oltre alla musica, nella vita di tutti i giorni, avete altre passioni?
Umberto: Io ed Enrico siamo parte della compagnia teatrale “Belli de notte”, con cui stiamo portando in scena lo spettacolo “Scusate il ritardo”. Il copione è mio e di un altro ragazzo, io suono e recito, mentre Enrico suona. Si tratta di una sorta di varietà comico-musicale, quasi interamente con musica dal vivo.
Giacomo: Io vivo di musica, giorno e notte. Ho un mio studio di registrazione a Migliarino, ma per ora non è commerciale, lo sarà solo quando diventerà professionale al 100% e io sarò in grado di offrire un prodotto veramente di qualità.
Sono contenta di aver conosciuto tre ragazzi genuini e umili, tre amici che si trasmettono energia a vicenda nella speranza, un giorno, di poter finalmente vivere solamente di musica. Prima di salutarli pongo loro una domanda personale che mi piace rivolgere a tutti gli artisti che incontro lungo il mio cammino, ovvero cosa rappresenta per loro la passione a cui si dedicano.
Cos’è per voi la musica?
Giacomo: È l’unica cosa che so veramente fare.
Umberto: Per me la musica è una cosa sola: espressione.
Enrico: La musica è come una persona che è sempre presente e non ti abbandona mai.
Per conoscere meglio gli Acoustic Rug e tenersi aggiornati su tutte le prossime date che animeranno, c’è la loro pagina Facebook: https://www.facebook.com/acousticrug/