Chiara Cerigato ha 26 anni, è di Ferrara, anche se attualmente vive a Padova dove si è laureata in ingegneria civile. Ha due grandi passioni: scrivere e viaggiare. Gira il mondo in solitaria, sempre portando con se un quaderno e una penna. Chiara coltiva la sua passione per la scrittura tramite un blog di racconti che ha deciso di chiamare “Una Ordinata Confusione”, ma oggi terrà un incontro presso la biblioteca Ariostea di Ferrara, orgogliosa di aver pubblicato il suo primo libro.
“A cosa pensi?” si ispira alla storia di Simona Anedda, una ragazza affetta da sclerosi multipla primariamente progressiva che l’ha costretta su una sedia a rotelle, ma che non le ha impedito di viaggiare e scoprire il mondo.
Parlami del tuo primo incontro con Simona…
Ho conosciuto Simona in un corridoio dell’ospedale di Cona, blocco E se non sbaglio… ricordo solo il dedalo per arrivare! Mia mamma aveva conosciuto Simona durante una degenza per un piccolo intervento; condividevano la stanza e chi conosce Simona sa che è impossibile non chiacchierare con lei se la si ha accanto. E’ impossibile anche non accettare le sue richieste di aiuto, dal “mi accompagni in bagno?” al “mi fai una puntura?”: dirle di no è impossibile!
Così mia madre le ha proposto di pernottare a casa nostra per qualche giorno dopo l’intervento e io sono andata a prenderla all’ospedale. Che fatica smontare e caricare nel bagagliaio la sedia a rotelle vecchia e dura, datale in prestito da un amico! Al tempo Simona camminava ancora, sebbene faticosamente, e non possedeva una sedia bella e tecnologica. Mia madre, parlando con Simona, le aveva raccontato di me, anticipandole la mia passione per i viaggi e la mia prossima partenza per l’Islanda in solitaria. Di conseguenza, quando mi ritrovai a parlare con lei la prima volta, fu come incontrare una vecchia amica dopo anni di viaggi paralleli.
Cosa ti ha spinta a scrivere un libro per raccontare la sua storia?
Il libro è nato da sé, senza alcuno scopo, senza nessuna spinta se non quella di aver conosciuto Simona ed esserle stata sufficientemente accanto da ascoltare le sue parole… e sentire il peso dei suoi movimenti sempre più faticosi sulla mia spalla. Scrivere è sempre stato per me uno sfogo, un buttare sulla carta le emozioni che non resistono più fra le pareti del corpo. Dopo aver conosciuto Simona le emozioni erano tante, tantissime: paura, rabbia, gioia, speranza, malinconia. Non potevo proprio non scrivere!
“A cosa pensi?” parla di Greta, un’amante della libertà, una donna indipendente, sempre abituata a cavarsela da sola, un’appassionata di viaggi in solitaria per il mondo. Improvvisamente si ritrova disabile, l’indipendenza viene sostituita nella lista delle priorità, cacciata a forza dalla malattia. A sostituirla è la ricerca di una felicità nuova e della sensazione di essere in un viaggio, nonostante tutto. Proprio un viaggio, sebbene non più sola, porta Greta nella desiderata Islanda, a incontrare persone che formano un puzzle fondamentale per la riscoperta di una libertà diversa, ma vera.
Courtesy Chiara Cerigato e Simona Anedda
Perché hai deciso di chiamare la protagonista Greta?
Suona un po’ come “grata”, no? Essere grata alla vita nonostante tutto… proprio com’è Simona.
Anche tu, come Simona, ami viaggiare…
Sì, come ho detto quando ho conosciuto Simona stavo per partire per l’Islanda, il mio terzo viaggio da sola (dopo il bis negli Stati Uniti), e quello fu per me il “Viaggio”. Quando si viaggia si fanno incontri come quello con Simona. Quando si viaggia da soli non si hanno barriere: possiamo scegliere come essere perché nessuno ha la presunzione di conoscerci e sapere quello che stiamo per dire; è proprio in quel momento che siamo noi stessi.
Qual è l’aspetto del carattere di Simona che più ti ha colpita?
Ci sono tanti aspetti che apprezzo di lei e uno è sicuramente la semplicità con cui “chiede” agli altri. Ho sempre avuto paura di risultare invadente con le persone: quante parole non dette, quante domande non fatte per il terrore di chiedere troppo o di farlo nel momento sbagliato. Simona invece chiede, senza paure. Spesso mi dice: “Al massimo ti dicono no, che succede di male?” Poi vi è il suo essere solare e raggiante. Basta un suo sorriso e automaticamente ti domandi perché tu non abbia sorriso fino a quel momento… e devi assolutamente rimediare e sorridere insieme a lei.
È Simona stessa nel suo blog (http://www.inviaggioconsimona.org/) a definire se stessa “schietta, ironica e sorridente” e ad aggiungere “La malattia mi ha insegnato ad apprezzare ogni singolo istante, colore, profumo, paesaggio. Ma anche ad affrontare con ironia le difficoltà che si presentano lungo il cammino, a casa o in viaggio”.
Com’è stato realizzato il libro? A mano a mano che Simona ti raccontava la sua storia tu scrivevi un nuovo capitolo?
Non essendoci mai stata l’intenzione di scrivere questo romanzo, Simona non mi ha raccontato nulla perché prendessi appunti e spunti. Ho semplicemente ascoltato. Poi, quando un pomeriggio ho aperto Word e ho scritto la prima pagina, ricordando le diverse conversazioni che avevo avuto con Simo e la storia ha cominciato a prendere forma lentamente.
Questo è il primo libro che pubblichi: ho visto che hai fatto una raccolta fondi per pubblicarlo…
Sì è il primo che pubblico. Ho provato per un paio di anni a contattare editori e mi sono illusa più volte; poi sono entrata nel circolo delle case editrici che propongono contratti per un totale di copie iniziali a spese dello scrittore esordiente e non ce la facevo più. Ho scritto a Simona dopo l’ennesima “disavventura” e lei mi ha passato il contatto di un amico che lavora nel giornalismo, Claudio Bottan (autore della postfazione di “A cosa pensi?” ndr). Claudio mi ha detto queste parole: “Andiamo in raccolta fondi domani, se vuoi. Questo libro deve essere letto, ce lo pubblichiamo da noi, sarà un successo comunque vada”. Così abbiamo fatto la campagna su “Produzioni dal Basso” ed è andata bene, ora speriamo che continui ad andare bene su Amazon e sul blog di Simona. Buona parte del ricavato viene donata a Simona per aiutarla a far fronte alle spese che deve sostenere per spostarsi da un ospedale all’altro per la cura sperimentale che sta affrontando.
Simona rimarrà infatti lontana dai viaggi che sogna per almeno due anni per affrontarne altri, quelli che la conducono da Roma al San Raffaele di Milano, dove rimarrà sotto stretto controllo per verificare l’evolversi della cura sperimentale a cui ha deciso di sottoporsi. Dovrà affrontare i costi delle continue trasferte da Roma a Milano e dell’assistenza di cui ha bisogno. Saranno due anni difficili, ma come mi dice Chiara, “la tigre non si arrende!”.
Scrivere è la tua passione e finalmente tieni fra le mani il frutto della tua dedizione. Quali emozioni provi davanti a questo traguardo?
Soddisfazione, ovviamente… e anche un po’ di quel sollievo che si prova quando alla fine di un grande salto si atterra su un fondo morbido, senza essersi fatti male: per ora i commenti che ho ricevuto mi hanno dato solo grande gioia.
Venerdì presenterai il libro presso la biblioteca Ariostea, a Ferrara. All’incontro sarà presente anche Simona?
Saranno presenti Simona e Claudio; Simona racconterà della sua malattia e sono previste tante anticipazioni sui futuri viaggi che sogna di fare… come si può fermare un tornado come lei?