Giovedì 14 Giugno 2018, al Circolo ARCI Blackstar di Ferrara, Rudra Bianzino ha raccontato la storia di suo padre, Aldo Bianzino, morto nel 2007 appena 48 ore dopo il suo arresto nel carcere di Perugia per possesso di marijuana. Rudra, a dieci anni della morte del proprio padre, ha chiesto la riapertura del processo per omicidio per avere verità e giustizia.
L’appello: https://secure.avaaz.org/campaign/it/it_giustizia_per_mio_padre_11/
Il 12 ottobre 2007 è una data che Rudra Bianzino non potrà mai dimenticare.
Quel giorno le forze dell’ordine arrivano all’improvviso nel casale immerso nella campagna umbra in cui vive la famiglia Bianzino — Aldo e Roberta, il quattordicenne Rudra e la madre ultranovantenne di lei, Sabina. Succede tutto nell’arco di poche ore: la perquisizione, la scoperta di una piccola coltivazione casalinga di marijuana, l’arresto di Aldo e Roberta, Rudra e Sabina che restano soli e spaventati in quella casa sperduta nella campagna. Le prime notizie arrivano il sabato sera, quando una chiamata del cappellano del carcere perugino di Capanne informa il ragazzo e la nonna che Aldo e Roberta si trovano nella struttura, e che lì resteranno alcuni giorni.
In realtà Roberta Radici viene scarcerata il giorno successivo, di domenica. Prima di rilasciarla, le guardie del carcere la interrogano sullo stato di salute del marito Aldo — volevano sapere se soffrisse di cuore, e se avesse assunto droghe prima di entrare in carcere.
“Quando lei ha chiesto quando lo avrebbe potuto vedere, le è stato risposto ‘signora, martedì, dopo l’autopsia’. Lo ha scoperto così che era morto,” racconta a VICE News Rudra, che oggi ha 23 anni. “Hanno cercato, insomma, di estorcere alla donna in qualsiasi modo una giustificazione per la morte di mio padre, che nel frattempo era già avvenuta.”