Soundkeeper: Stefania Andreotti
Ho appena assistito al live delle Breeders.
Non è possibile e invece lo è.
Andiamo con ordine.
I Pip Blom hanno dato il via alla serata, niente di nuovo, niente di speciale ma provateci voi ad aprire un concerto del genere e poi vediamo. Carichi e travolgenti, allietano l’umore dei primi avventori ma purtroppo il meteo non ci sta.
Due gocce li portano alla prematura fine del set, dispiace ma va bene uguale.
Minuti di attesa e nasce la paura che questa sera il primo concerto italiano delle Breeders non s’abbia da fare.
Qualche minuto ancora e poi l’annuncio dei 15 minuti che ci separano da un sogno.
Mi fermo in chiacchiere e poi le vedo arrivare sul palco. Oddio.
Urlo.
Esistono davvero.
Ora, premessa: non le so scrivere le review dei concerti.
Non ne vedo il senso e non so fare, di seguito troverete solo il sunto delle emozioni (troppe) e pensieri (lascia stare) che ho provato e prodotto durante il concerto di uno dei miei gruppi preferiti.
Pronti? No, ok.
Esistono davvero.
Credo di averlo pensato ed urlato, scusate vicini di concerto, circa duemila volte. È sempre assurdo vedere dal vivo coloro che ti hanno accompagnato per lunghi periodi della tua vita, passata, presente e perché no, anche futura. Sono una voce narrante, una mano che stringe la tua.
I tuoi idols esistono davvero, ridono, parlano fra di loro, fanno gli scherzoni, sudano e cantano esattamente come i dischi che hai comprato. Idealizzi qualcosa che è più semplice di quanto tu non possa pensare.
È un’emozione talmente forte che spesso non so come reagire.
Ho avuto il magone per l’intera durata del concerto e le lacrime che avevo preventivato sono arrivate, eccome se sono arrivate.
Ogni parola è arrivata dritta al petto.
Ogni nota.
Ogni coro.
Ogni giro di basso.
Ogni colpo di batteria.
Tutto.
La fusione perfetta delle voci delle sorelle Deal è qualcosa che io vi consiglierei di non perdervi mai più, da i brividi. Bravi a mamma e papà, avete creato due artiste dalle voci celestiali.
Josephine, sei stata la prima persona che ho visto quando mi sono avvicinata al tavolo del merch e ho quasi sboccato dall’emozione.
La fatica immensa nel guardare il palco perché li ci sono loro in carne ed ossa ad eseguire un concerto perfetto.
Il chiudere gli occhi e tornare al momento del primo ascolto di quella canzone che, mannaggia a te Kim, ti fa piangere ogni volta. “Off You” sì, sto proprio parlando di te.
Quei sing along, quegli “i love you” dell’uomo accanto a me, gli occhi di ammirazione, i sorrisi sui volti, i “grazi” e persino i capelli della donna troppo riccia davanti. È stato tutto perfetto e non ha senso spendere ulteriori parole per descrivere qualcosa che in fondo, non ha alcun senso descrivere perché è stato talmente intenso e bello che potrei solo sminuirne il significato.
Vi consiglio vivamente di recuperare e di prendere la macchina, il treno, la bici e andarle a sentire questa sera a Milano.
Lascio la parola alla setlist, non può esserci riassunto migliore:
– New Year
– Wait in the Car
– All Nerve
– No Aloha
– Divine Hammer
– Huffer
– Glorious
– Howl at the Summit
– Safari
– Spacewoman
– Drivin’ on 9
– Walking with the Killer
– Fortunately Gone
– SOS
– Off You
– I Just Wanna Get Along
– Cannonball
– Happiness is a Warm Gun
– Skinhead #2
– Metagoth
– Gigantic
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– Do You Love Me Now?
– Nervous Mary
– Saints
Soundkeeper: Stefania Andreotti
1 commento
Son 20 anni che le aspettavo in Italia grazie!