Quindici anni fa. Io e altri tre giovani musicisti ferraresi, aspettiamo in nostro turno nella piccola sala comune della vecchia magica sede di Sonika, in vicolo Mozzo Scimmia. Sul palchetto attrezzato, un’altra giovane band locale si sta esibendo; sono i nostri avversari in questo concorso organizzato da AreaGiovani. Il premio in palio è un vero concerto, e per noi sarebbe il primo in assoluto, sull’ambito palco del RockAFe di Malborghetto di Boara. La mia agitazione adolescenziale non mi permette di essere loquace e vivace come al solito e Rudy Grechi, allora presidente del comitato Sonika, mi si avvicina per capire quale sia il problema. Gli sorrido e mi ritiro di nuovo nel mio turbamento (che è esattamente lo stesso che mi sconvolge anche oggi, ogni volta, prima di qualsiasi concerto). Saliamo sul palchetto e facciamo la nostra tenera figura. Mentre riprendiamo colore e ci sentiamo, tutto sommato, soddisfatti, entrano loro, in sette, con tutti gli strumenti in commercio e l’esperienza di chi ha già suonato su un vero palco, gli Hydrogen da Occhiobello. Questa è la storia di quando ho perso per la prima volta l’opportunità di salire su quel palco che tutti i giovani musicisti ferraresi hanno calcato, in questi 25 anni di RockAFe. Ho risolto il mio livore nei confronti degli Hydrogen di Occhiobello, che poi sono diventati colleghi ed amici, ma non dimenticherò mai il dispiacere di non aver avuto la possibilità di iniziare la mia esperienza musicale proprio da lì, all’interno della Sagra di San Maurelio.
Pochi giorni prima di incontrare Silvia, Alberto, Giulia e Federica, parte del comitato di organizzazione del RockAFe, ho scoperto che, una delle sorprese di quest’anno, sarà il ritorno, dopo ben dieci anni, dei Senso Unico (sabato 9 giugno), la storica cover band capitanata proprio da Rudy Grechi, e mi sono resa conto di quanto la storia della mia generazione sia indissolubilmente intrecciata con questo evento, entrato nel cuore di ognuno di noi.
Sono 25 anni che Alberto Mezzaro e Silvia Veronesi credono in questo progetto e lo supportano favorendo orgogliosamente l’ingresso di nuove leve nell’organizzazione. Nato come uno spazio per promuovere la musica originale all’interno della Sagra di San Maurelio, con il prezioso sostegno di Don Alessandro Denti, negli anni è diventato un appuntamento fisso e tradizionale. – Volevamo dare importanza alla musica inedita in un periodo in cui suonavano soprattutto le cover band; per questo è nato il concorso, per spronare i giovani a scrivere cose proprie – racconta Alberto, oggi presidente del comitato – Io e Silvia, da musicisti, abbiamo iniziato invitando gli amici ad esibirsi e, pian piano, si è allargato il giro fino a creare una programmazione diversificata. Abbiamo sempre spaziato fra tutti i generi, senza concentrarci solo su quelli a cui siamo più affini -. Dal piccolo palco all’interno della sagra, mi spiega Giulia, il RockAFe si è spostato all’interno del giardino dell’Istituto Navarra, che ogni anno cede gentilmente lo spazio all’organizzazione.
Giulia, che ci accoglie con una birra pronta alla spinatrice, era una delle ragazzine sotto al palco delle prime edizioni. – Per me, i primi giorni di giugno volevano dire solo RockAFe: si stava fuori fino a tardi perché si rimaneva vicino a casa ed i genitori non erano preoccupati; ci si ritrovava tutti assieme, tutto il quartiere. I veri giorni di festa. – ricorda Giulia con il suo sorriso gentile – Sono sempre stata dall’altra parte, quella della fruizione, finché un giorno, finita l’università, ho iniziato a dare una mano agli amici dell’organizzazione. Era come se fosse arrivato il momento di sdebitarmi con questa occasione che, per me, ha un forte valore simbolico; era ora di aiutare, ma, una volta dentro, non si torna più indietro! –.
Quando chiedo ai ragazzi di raccontarmi qualche aneddoto divertente di questi 25 anni, si crea un clima complice fatto di risate e frasi che si sovrappongono come i ricordi. – Un anno siamo rimasti senza luce, un sabato sera in pieno concerto. I ragazzi hanno suonato senza amplificazione ma la gente non si è mossa da sotto al palco – inizia Giulia; – …e quella volta che c’era il diluvio? Il fonico era completamente fradicio, la gente è corsa sotto il tendone delle piadine ma il concerto non si è fermato – proseguono i ragazzi. Silvia mi racconta di quando, incinta della bellissima Anna, ha presentato un’intera serata dedicata alla musica metal: – Erano tutti preoccupati, mi chiedevano se la musica mi stesse dando fastidio: io stavo benissimo! –. Anna, seduta accanto a me, risponde dolcemente che lei proprio non se lo ricorda.
Una delle più grandi soddisfazioni di questi anni, mi spiega Giulia, è stata quella di riuscire a portare a Malborghetto la Premiata Forneria Marconi. Secondo Silvia, però, assieme alla storica band progressive, anche quelli della Coska e degli Strike sono da annoverare tra i migliori concerti della storia del festival. Dopo la complicata edizione 2017, organizzata in pochissimo tempo, per una sola giornata e senza l’appoggio della Sagra, a causa della scomparsa dell’amato Don Sandro, quest’anno RockAFe e Sagra di San Maurelio hanno unito le forze recuperando il vigore di sempre. Oltre all’atteso ritorno dei Senso Unico, i ragazzi della band ferrarese VooDoo Highway hanno scelto di ritornare sul loro primo palco, quello di Malborghetto, per un ultimo concerto d’addio. La scena musicale ferrarese deve tanto al RockAFe: giovani talenti sono emersi dal concorso, l’organizzazione è sempre stata capace di valorizzare la musica ed il pubblico è stato messo nella condizione di percepire questo valore.
– Al di là degli aneddoti e dei migliori live, il lato più poetico ed appassionante di questi 25 anni di festival è sicuramente il legame incredibile tra Silvia e Alberto: hanno creduto in questo festival insieme, ed insieme sono riusciti a contagiare l’intero quartiere con la loro passione – rivela Giulia con trasporto – Oggi, questo senso di appartenenza, che sono stati in grado di infonderci, muove un cospicuo numero di volontari che lavorano un intero anno solo per la voglia mantenere questo appuntamento ad ogni costo. Come nel mio caso, molti ragazzi del quartiere hanno ricordi bellissimi delle loro estati al RockAFe, e sono questi che li spingono a collaborare, per poterli garantire alle nuove generazioni –.
Sara richiama tutto lo staff all’ordine, è il momento della foto di gruppo; tutti all’interno del chiosco della birra, accanto al palco. Mentre i ragazzi si accalcano l’uno sull’altro, ridendo, io osservo il nuovo palco, nella parte anteriore del giardino dell’Istituto Navarra, fiera di esserci salita anche io, finalmente, proprio in quel difficile 2017, quando i ragazzi dal RockAFe hanno fatto vedere davvero che non esistono ostacoli che possano fermarli.
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