Giacomo lo racconta con entusiasmo. Mi vuole trasmettere fin da subito che la dislessia, così come ogni altro disturbo specifico dell’apprendimento, non è una patologia, né è invalidante, e che la vita di una persona non è compromessa dalla sua presenza, anzi, il contrario.
Incontro Giacomo Orlandi presso la sede di S.O.S. Dislessia, all’ultimo piano di un palazzo di via Algeria, nel quartiere che porta i nomi di varie nazioni. L’ambiente è famigliare, è un appartamento trasformato in ufficio, scuola, doposcuola, clinica. La sede si è fatta piccola oramai, le persone assistite si sono moltiplicate negli ultimi anni, e con loro anche gli operatori e i volontari. Seduti nella piccola “sala delle diagnosi” ci addentriamo nel mondo dei DSA con grande leggerezza e disinvoltura, e partendo dalla sua esperienza personale e professionale poi mi racconta aneddoti, difficoltà, traguardi raggiunti, obiettivi per il futuro.
Giacomo, dove ci troviamo? Ci racconti qualcosa di S.O.S. Dislessia e della Cooperativa che hai da poco costituito?
Siamo nella sede dell’Associazione S.O.S. Dislessia, nata nel 2006 da una necessità della mia famiglia che si è trovata a dover affrontare in prima persona i Disturbi Specifici dell’Apprendimento. Nasce da un’idea di mia mamma, che insieme ad altre mamme, ha sentito la necessità di provare ad aiutare e sostenere questi ragazzi e le loro famiglie all’interno e fuori dalla scuola. Iniziata quindi in un contesto famigliare, ora supporta e sostiene oltre 120 famiglie del territorio. Ad oggi svolge principalmente un ruolo istituzionale e di rappresentanza organizzando cene ed eventi di divulgazione e raccolta fondi lasciando il più delle attività alla neonata Cooperativa Le D.I.T.A (Didattiche Innovative per le Tecnologie di Apprendimento) che presiedo.
Ci spieghi con parole semplici cosa sono i DSA: i Disturbi Specifici dell’Apprendimento?
“I Disturbi Specifici dell’Apprendimento si riferiscono ad un gruppo eterogeneo di disordini che si manifestano con significative difficoltà nell’acquisizione e uso di abilità comprensive del linguaggio orale, espressione linguistica, lettura, scrittura, ragionamento o matematica” (Njcld – National Joint Committee on Learning Disabilities, 1988).
Ci sono bambini che hanno difficoltà nella lettura, nell’ortografia, nel fare i calcoli o ricordare a memoria le tabelline. Hanno difficoltà a orientarsi nel tempo e nello spazio, a seguire le istruzioni, a distinguere la destra dalla sinistra, a ricordarsi informazioni, a concentrarsi, o in cose banali come leggere l’orologio o allacciarsi le scarpe. Sicuramente nessun racconto riesce a farci davvero sentire quello che prova un bambino con disturbi di apprendimento. E’ davvero difficile immaginare cosa vogliano dire la frustrazione, la fatica e l’imbarazzo di fronte alle difficoltà. C’è una cosa in cui ogni bambino con disturbo di apprendimento è uguale a un altro: si sente stupido. Tutto va veloce attorno a lui, fioccano richieste, le ore in classe sono una prova da cui si sente escluso, è all’angolo.
Philip Shultz, premio Pulitzer e dislessico, spiega così come si sentiva:
“il pensiero consapevole si disintegra. Se avevo difficoltà a imparare a leggere l’orologio, a distinguere la destra dalla sinistra, a seguire le istruzioni, cose apparentemente facili per tutti, come potevo fidarmi dei miei pensieri o di me stesso?” (Philip Shultz, La mia dislessia).
Quali sono le principali attività che svolgete e quali i progetti futuri?
La start up innovativa “Cooperativa Le D.I.T.A.”, si propone di supportare non solo i ragazzi con DSA, ma anche con BES. (Bisogni Educativi Speciali), Sordomuti, Ciechi e con ritardo mentale, promuovendo oltre che doposcuola, campi solari, corsi di informatica, corsi di lingue, laboratori e corsi per l’autonomia scolastica, una didattica innovativa e creativa attraverso l’utilizzo dei cani da lettura e lo sviluppo di manualità e creatività. Numerosi i progetti ed eventi in programma, dalla “Make me Run”, allo spettacolo teatrale con il Rotary Club, cene e gala di beneficienza, e il 26 e 27 maggio l’evento di raccolta fondi per la Casa di Mary “Ready to race”.
Ma vorrei raccontarvi qualcosa dei progetti sui quali si sta concentrando maggiormente la Cooperativa: la Clinica e la Casa di Mary, la prima scuola specializzata in disturbi specifici dell’apprendimento, unica in Italia.
Ci racconti di cosa si tratta?
Il DSA è una cosa seria, ed è opportuno e doveroso riconoscere il portatore di Disturbo Specifico dell’Apprendimento il prima possibile e aiutarlo in modo adeguato nei suoi processi di scolarizzazione. Dall’esperienza sul campo poi è emerso che il “dopo diagnosi” è solitamente lasciato al caso, pochi gli accorgimenti, gli strumenti e le soluzioni che vengono messi in atto a supporto del ragazzo con DSA. Ed è quindi nel “dopo” che entrerà in gioco la clinica, che verrà costituita alle porte di Ferrara entro la fine dell’anno. Si occuperà di terapia riabilitativa, aiuto compiti e corsi per l’autonomia scolastica a tutti i livelli, stimolando l’utilizzo di strumenti compensativi ora disponibili, come software specifici, audiolibri, video, mappe concettuali.
“La Casa di Mary: una nuova idea di scuola” in memoria di una delle volontarie fondatrici dell’associazione, verrà aperta nel settembre 2019 grazie ad un progetto di rigenerazione urbana di uno stabile cittadino ora in disuso, e sarà composta da un asilo nido e una scuola materna aperti a tutti, con il principale obiettivo di riconoscere precocemente i possibili disturbi dell’apprendimento. Parte dall’idea di offrire una didattica innovativa attraverso l’utilizzo dei cani da lettura e lo sviluppo di manualità e creatività.
Un’idea, quella dei cani da lettura, che ha mosso i suoi primi passi negli Stati Uniti e poi da lì si è diffusa per il mondo e qualche anno fa è arrivata anche in Italia. Dove non esistono, però. Per un bambino dislessico, che “combatte” per dare alle parole l’ordine giusto, è rilassante leggere ad un cane, perché davanti all’animale calmo, tranquillo e obbediente, scompaiono le inibizioni che possono esserci di fronte ai suoi pari. Il cane non si agita per rumori improvvisi, accetta coccole e piccoli dispetti ma soprattutto non giudica.
Un elemento cruciale per un bambino con DSA è inoltre che avendo difficoltà ad apprendere, mentre sperimenta strade e strategie alternative, impara ad essere determinato e perseverante, e, poiché il suo pensiero segue tracce differenti, può arrivare a produrre soluzioni più originali e creative. Ha una propensione per il pensiero visivo e spaziale, che è sintetico e procede per analogie, e quindi potenzialmente creativo.
“Quando mi interrogo sul mio modo di pensare arrivo alla conclusione che il dono della fantasia ha per me significato molto di più che non il talento per l’interessante conoscenza concreta. La conoscenza è limitata, l’immaginazione abbraccia il mondo”
(Rossella Grenci, Le aquile sono nate per volare. Il genio creativo nei bambini dislessici).