Quando mi domandano perché il cordone ombelicale che mi unisce a Ferrara non sia ancora stato tagliato, io rispondo che non lo taglierò mai al mondo (maial). Quando mi dicono: “quanto è bella la tua città, ha un fascino particolare… per certe strade si respira ancora la sua storia” non rispondo nulla, approvo con un sorriso consapevole.
Quanto è bella Ferrara lo so da me! Lo era anche prima, da sempre. Lo era in modo diverso, quando cioè non esistevano tutti quei bellissimi e moderni edifici che vennero poi. Quando arrivo, ad esempio, nel mezzo di piazza Trento Trieste e mi guardo attorno, non posso non notare la mutilazione dei portici del Duomo che, prima di quel maledetto 28 Gennaio ’44 , arrivavano fino a ridosso del campanile. Mi giro verso la parte sud della piazza ed ecco la chiesa e il chiostro di S.Romano prepotentemente in bella mostra. Con le loro masse pulite e assolutamente proporzionate, appagano anche l’osservatore più competente. D’improvviso, in un involontario raffronto, mi tornano alla mente le immagini che ero abituato a vedere fin dall’infanzia. Prima com’era?
L’angolo di S. Romano era decisamente brutto, diciamolo pure con sincerità. Le relative immagini che circolano sono evidenti, con quell’appendice cubica reclamizzata, così presente, appoggiata al fianco della chiesa era veramente orribile. Nel 1796 la chiesa venne infatti soppressa e passò al Demani, nel 1811 venne venduta a privati, i quali l’adibirono a magazzino di ferramenta. Mantenne questo utilizzo fino all’inizio degli anni Cinquanta, nonostante nel 1941 fosse stata acquistata dal Comune insieme al chiostro. Faceva uno strano effetto entrare in un luogo di culto e, pur sapendo che era sconsacrato, trovare all’interno le pareti che anziché reggere quadri mistici con cornici dorate, erano percorse su tre o quattro livelli da camminamenti con in bella mostra W.C. , vasche da bagno, bidè e tubi corrugati con relative rubinetterie cromate. Il pavimento era quasi tutto occupato da strutture ad “A”, cariche di tubi di tutti i diametri e profilati in ferro di ogni tipo e misura. Quasi si faticava a passare.
Poi il 5 giugno 1944, durante un’incursione aerea, il chiostro, la chiesa e alcuni fabbricati annessi furono bombardati riportando danni gravissimi.
Negli anni Cinquanta, la chiesa venne completamente liberata dalle costruzioni che si addossavano ai prospetti e restaurata esternamente, mentre il chiostro fu ricostruito tra il 1951 e il 1954. Negli anni Settanta fu ripulita la facciata, vennero sostituite le strutture lignee del tetto e furono restaurati gli affreschi del XIV secolo presenti all’interno. Nel frattempo, San Romano cominciò ad essere utilizzata come sede espositiva per mostre temporanee e venne ipotizzata per la prima volta una sua riqualificazione come sede del Museo della Cattedrale, poi realizzato alla fine dell’anno 2000.
Nel 1941, sopra la porzione Est del listone, costruirono la famosa Littorina, che non era altro che un fabbricato a parallelepipedo basso, con gli spigoli arrotondati color cioccolato al latte su intonaco ruvido e spugnoso. Purtroppo questa costruzione che doveva essere a carattere provvisorio, rischiava di diventare a carattere permanente. Era un qualcosa assolutamente incompatibile con la struttura del Duomo e del Palazzo della Ragione, ancor oggi rimpianto da tutti o quasi. Erano negozi, costruiti appositamente per ospitare i commercianti sfrattati, vittime dello “sventramento di S Romano” che era iniziato nel 1938.
Molto funzionale per la verità, me orrenda sotto tutti i punti di vista. Sulla testata Ovest c’era un bar con vista torre della Vittoria, che risultava proprio di fronte. Alla sinistra dell’ingresso una fontanella a muro che ricordava un grande lavandino, serviva a dissetare i passanti e a rinfrescare le idee a chi aveva alzato troppo il gomito. Durò fino al 1958. Era comunque sempre la nostra Piazza, luogo di incontri di commercio e di svago e le volevamo tutti un gran bene, come oggi, del resto. Guai a chi ce la tocca!