Siamo in Corso Vittorio Emanuele II a Portomaggiore, una delle poche zone risparmiate dalle bombe degli alleati nell’aprile del 1945. Qui si erge il Teatro Sociale della Concordia inaugurato il 15 Ottobre del 1844. La sua facciata è sobria e classicheggiante, con 5 finestre, decorazioni in marmo e un timpano triangolare che lo sovrasta. Il frontone doveva accogliere un bassorilievo in marmo raffigurante la Concordia, opera di Davia, di cui purtroppo è andata perduta ogni traccia anche iconografica. Tuttavia possiamo ancora ammirare le decorazioni marmoree delle finestre raffiguranti richiami alla musica ed alla recitazione.
L’area del teatro con il palcoscenico versa tuttora in uno stato di abbandono, ma entrando si può ancora ammirare parte della struttura del palcoscenico, interamente in legno, che era dotata di sofisticati meccanismi che agevolavano le rappresentazioni teatrali ma anche alcune manifestazioni sportive come la scherma e la ginnastica. La platea era addirittura dotata di un imponente meccanismo che permetteva di essere sollevata allo stesso livello del palcoscenico per raddoppiare la superficie durante le feste da ballo. In alto, al centro della platea, un lussuoso lampadario veniva calato da un “occhio” in legno decorato, oggi conservato nella Biblioteca Comunale, mentre del lampadario si sono perse le tracce. Con i primi del ‘900 venne dotato di luce elettrica e questo permise un’ulteriore miglioria dei meccanismi scenici che permettevano di ospitare le complesse rappresentazioni della Belle Epoque.
Il progetto di questo teatro fu presentato nel 1836 dal noto architetto ed ingegnere ferrarese Giovanni Tosi, responsabile tra gli altri progetti, anche di alcuni lavori sulla Loggia di San Crispino a Ferrara e della ristrutturazione di Trepponti a Comacchio. Il teatro prevedeva 44 palchi distribuiti su tre ordini, con curvatura ellittica ideale sia per la visuale del grande palco sia per l’acustica, molto simile a quella del Teatro Comunale di Ferrara. Poteva contenere circa 450 spettatori. L’idea di costruire un teatro per Portomaggiore venne a Maria Marzola, Onorato Altieri e Fernando Vaccari tre cittadini che nel 1822 acquistarono un terreno di 1000 ettari circa dal Dott. Nepomuceno Tebaldi e dalla Mensa Arcivescovile di Ravenna che aveva un dominio sul terreno. Tutte le pratiche notarili si conclusero nel 1840 quando ormai si era costituita una cordata di azionisti composta dalle personalità di spicco del paese tra cui i conti Gulinelli e Aventi.
Per più di un secolo il Concordia divenne il principale centro culturale e sociale di Portomaggiore. Lirica, operette, prosa, spettacoli di illusionismo e varietà. La programmazione era davvero ricca e le più prestigiose compagnie italiane come quella di Annibale e Carlo Ninchi, Maria Melato ed Emilio Zago calcarono le scene di questo teatro fino ai primi decenni del ‘900.
Con la prima guerra mondiale ed il ventennio fascista molte compagnie teatrali si sciolsero e i piccoli teatri di paese come il Concordia soffrirono la mancanza di una programmazione teatrale continuativa e di qualità. Il teatro venne impiegato più che altro per feste da ballo e manifestazioni di propaganda. Dopo la Seconda Guerra mondiale, nonostante il teatro non fosse stato distrutto, la società che lo gestiva non esisteva più e così venne abbandonato al suo destino. Molto venne rubato durante e dopo la guerra e del teatro rimase solo lo scheletro. In questo periodo il suo utilizzo fu dei più disparati: divenne tana per animali, alloggio per famiglie senza tetto, sede di organizzazioni pubbliche e in alcuni locali furono dislocate le aule delle Scuole Medie Comunali.
All’inizio degli anni ’50 venne parzialmente restaurato e ritornò per qualche tempo alla sua vera natura ospitando qualche commedia, feste da ballo e proiezioni cinematografiche, ma nel 1955 l’Ufficio Tecnico Comunale lo chiuse definitivamente per motivi di pubblica sicurezza.
Fu solo nel 1984 che il Comune di Portomaggiore dichiarò di impegnarsi nel suo recupero, ne divenne proprietario ed eseguì una serie di rilievi sulla struttura. Quindici anni dopo le maestranze cominciarono i lavori per riportare il Concordia al suo antico splendore recuperando la facciata ed il ridotto attualmente adibito ad esposizioni temporanee di artisti locali. Al secondo piano invece sono attualmente esposti quadri del famoso pittore ferrarese Federico Bernagozzi (1859-1916) e una raccolta di foto d’archivio della famiglia Banzi, mentre nell’ultima sala i ritratti di ferraresi illustri del ‘900, opere del pittore ferrarese Remo Brindisi. Negli anni ’90 vennero recuperati anche i locali che servivano per i rinfreschi durante gli intervalli.
A questo proposito, lo scorso febbraio, è arrivata una notizia attesa da oltre 30 anni. Il Cipe (Comitato interministeriale per la programmazione economica) ha approvato il piano “Cultura e Turismo” in cui sono previsti interventi per 740 milioni di euro per favorire la promozione del territorio nazionale, anche attraverso la restaurazione di Beni Culturali e centri storici di tutte le regioni italiane. All’interno di questo piano rientrano anche i fondi per la ristrutturazione del Teatro Concordia per circa 3.5 milioni di euro, e potrebbero restituirlo alla fruizione completa.
La necessità di uno spazio di aggregazione e di iniziative culturali è fortemente sentito, ed a testimonianza di ciò valga, pur in presenza di pochi spazi restaurati utilizzabili all’interno della struttura, il loro costante utilizzo da parte di varie associazioni che promuovono eventi quali mostre temporanee, proiezioni, letture, corsi di teatro per citarne solo alcuni. Quindi riscoperta e, forse, rinascita di uno spazio storico che il decadimento strutturale e i decenni non hanno del tutto cancellato dalla memoria dei portuensi.
Riscoperta anche da parte di chi portuense non è, e che, con l’utilizzo proprio degli spazi ancora del tutto in stato di abbandono – il palco e la platea – ha fatto pulsare, sia pure per un brevissimo spazio di tempo, il cuore del teatro. Parliamo della casa di produzione romana Controluce, che lo scorso mese di aprile ha scelto il teatro come set per le riprese del suo ultimo film “Oltre La Bufera” che vede come protagonista Stefano Muroni attore e autore di saggi ferrarese classe 1989 fondatore, nel 2017, insieme a Marco Cassini ed alla scrittrice Valeria Luzi della stessa.
In questa occasione abbiamo avuto l’opportunità di parlare proprio del Concordia con il regista Marco Cassini:
Parlaci un po’ di te e del tuo lavoro.
Sono il regista del film Oltre La Bufera, l’ho scritto e l’ho diretto. La nostra società di produzione è Controluce sono stato il regista del film “La Notte Non Fa Più Paura” (2016) sul terremoto in Emilia e “La Porta Sul Buio” (2017) e prima di questi ho realizzato altri diciotto film tra regia e recitazione.
Di cosa si occupa questo nuovo progetto “Oltre la bufera”?
Oltre La Bufera è un film che parla della vita di Don Giovanni Minzoni, ma lo fa in maniera estremamente veritiera, basata su un’accuratezza storica importante dove non si vede un prete ma soprattutto un uomo decorato, del periodo della prima guerra mondiale perché Don Minzoni viene dalla guerra e racconta le bande più pericolose dell’avanguardia fascista nel momento dell’inizio dei movimenti fascisti.
Come mai la scelta così inusuale di girare dentro il vecchio Teatro Concordia?
Il Concordia è uno spazio unico, estremamente fatiscente che ricorda tantissimo la costruzione architettonica del teatro all’italiana, ma che conserva una sua poesia nei colori, nella profondità di campo, nelle composizioni che non avremmo trovato in nessun posto in Italia. La location mi ha trasmesso tanto, al punto dal farmi cambiare quella che era l’idea originaria del piano inquadrature e penso che per un regista sia il più grande atto d’amore nei confronti di un luogo. Il mio sogno personalmente è quello di rivederlo vivo un giorno perché è un luogo di culto, un luogo che ad una comunità fa tanto bene, come ha fatto bene al nostro film dove sono ambientate le scene più importanti.
Le riprese si sono svolte all’interno del teatro dal 16 al 21 aprile. In quei giorni vedere il teatro animarsi con luci, costumi, scenografie, attori e addetti ai lavori è stata una grande emozione. Speriamo che questo sia il principio di una nuova vita per il Concordia, che rinasca dalle sue rovine nuovamente e che faccia ritrovare a Portomaggiore un centro culturale di grande valenza per tutta la comunità.