Quando hai iniziato a leggere i fumetti, avevi già dei riferimenti?
Da piccolo mi capitava di leggere Topolino. Poi, crescendo, sono arrivati i fumetti giapponesi, quelli italiani, quelli francesi.
A colpirti di più era l’aspetto dei testi o delle immagini?
Devo dire che la prima cosa che mi colpisce ancora oggi sono le atmosfere che vengono evocate.
Come sei approdato al mondo del disegno?
Ci sono arrivato relativamente tardi perché la passione è nata in quarta superiore. Frequentavo l’istituto Monti, e ho anche pensato di cambiare. Alla fine, ho concluso gli studi e mi sono diplomato come perito aziendale. Ero un completo autodidatta, e poi ho scoperto la Scuola internazionale di Comics di Padova. Così ho frequentato il corso di fumetto per tre anni, più un anno di colorazione digitale.
Poi sono arrivati i concorsi?
Sì, nel 2015 sono arrivato secondo al concorso del fumetto Città di Cento, con il tema ‘Trincea’. E nello stesso anno ho vinto quello organizzato dalla Scuola internazionale di comics di Torino, dal titolo ‘Pazzi per il fumetto’. In quell’occasione, che era legata a un’iniziativa a sfondo sociale, ho anche ideato la breve storia. Poi ho inviato alcuni miei lavori alla casa editrice Menhir, e adesso collaboro con loro.
La città di Ferrara in che misura ha condizionato il tuo stile?
Per i disegni che realizzo, il mio stile rimane realistico. Inoltre, considerando che mi piacciono molto le atmosfere dark, in questo senso Ferrara con le sue nebbie è una città interessante. E poi qui ho conosciuto per caso il disegnatore Germano Bonazzi, che mi ha dato tantissimi consigli utili, oltre a spronarmi per fare qualche passo in più.
Che importanza ha avuto per te l’esperienza della Scuola internazionale di comics di Padova?
È stata fondamentale. Sicuramente è importante il talento, ma è essenziale che sia accompagnato da una disciplina.
Come ti rapporti al personaggio che devi rappresentare?
Seguo le indicazioni contenute nelle sceneggiature che gli autori mi mandano, e cerco di documentarmi bene sulla scena che devo rappresentare, sulle inquadrature.
Hai un orario abituale per disegnare?
Quando sono sotto consegna, disegno fino alla sera. Solitamente invece mi dedico ai disegni per tutta la mattina, e per qualche ora il pomeriggio.
Come è cambiato il tuo rapporto con tempo, dopo l’avvio dell’esperienza professionale?
Sicuramente l’impegno del lavoro richiede molto più tempo, ed è giusto così. Quando disegno, c’è solo il sottofondo musicale della radio.
Quello del lettore e del disegnatore sono due aspetti che coltivi equamente, o uno prevale sull’altro?
Direi che il rapporto fra i due aspetti è rimasto inalterato. Essere un lettore mi aiuta anche cogliere sempre nuovi spunti.
Che ruolo gioca la tecnologia nel tuo lavoro?
La colorazione digitale senz’altro velocizza il lavoro, ma continuano a piacermi elementi come la carta e la china.