Parlare di una mostra, Sentieri antichi, appena chiusa presso l’accogliente Galleria del Carbone a Ferrara, non è cosa comune.
Ma il lavoro di Flavia Franceschini inizia così, in un dopo, che è proprio il senso della memoria.
Se ne fa un gran parlare di memoria, come se bastasse pronunciare la parola per evocarla, e per mettersi a posto con il passato. Invece nella installazione della nostra non si percepisce alcuna malinconia.
Le foto dei suoi avi e dei suoi genitori sono talmente vibranti di vita che si esce con l’idea di poterli incontrare quei personaggi, passeggiando, ciascuno nei propri panni ottocenteschi o contemporanei, con l’intento di passare un filo di mano in mano, di cantare, correre, o farsi ritrarre accanto a loro.
Dopo un lutto, la morte recente della madre Gardenia, solo Flavia poteva riuscire, con una urgenza di vita, a continuare a bussare alla porta dei ricordi, per non farli svanire, donandoceli con un gesto d’artista intimo e generoso. Mi è venuto in mente Harry Potter e le gallerie di quadri parlanti, con le scale Escheriane che sembra ci portino dove vogliono loro mentre nella vita il cammino lo decidiamo noi. Magia pura, confidenze, teli leggeri che ci inducono a svelare suoni e voci, realtà sconosciute e restituite con un sorriso che allontana la paura della perdita, trasformando la nostalgia in un ringraziamento.
Monica Bracardi, una amica.