Dalla Piazza del Municipio vai dritto, verso Via Garibaldi, immergiti tra i suoi colori, passeggia con calma, osserva ogni dettaglio, studia ogni negozio finché non arrivi al civico numero 59, alla tua sinistra, qui ha da poco aperto la Bottega Nido, una di quelle che profumano di un tempo passato e di cui ti innamori solo guardando la vetrina, che non può sfuggirti nemmeno fra il caos della quotidianità. Così l’altro giorno sono entrata a dare un’occhiata e a scambiare quattro chiacchiere con Mara e Mattia che mi hanno raccontato il loro lavoro di artigiani, ma soprattutto la loro storia.
Inizia Mara a raccontare: «Altrosguardo nasce professionalmente nel 2012, ma avevamo iniziato a creare qualcosa già nel 2008 circa, per pura passione. Trasformavamo asciugacapelli e caschi da parrucchiere in lampade e tanti altri oggetti che trovavamo ai mercatini. Avevamo entrambi la passione per il modernariato e avendo un altro lavoro principale per noi era un po’ un gioco. Con il tempo poi, abbiamo capito che avremmo voluto farlo diventare anche un lavoro, abbiamo cominciato a lavorare il legno creando pezzi unici, partendo dal settore home living. Dal 2015 poi abbiamo cominciato a progettare piccole collezioni, oggetti che si potessero riprodurre pur restando artigianali, così abbiamo partecipato a diversi eventi legati al mondo dell’arte. Siamo stati a Milano e persino a Parigi. Nel 2016 è nata la prima linea di gioielli e nel frattempo abbiamo venduto i nostri oggetti ai negozi.»
«L’idea del nome Altrosguardo deriva proprio dal concetto di osservare gli oggetti da un punto di vista diverso. Nel 2008 era ancora innovativo recuperare gli oggetti e trasformarli in altro.» spiega Mattia.
Raccontatemi delle vostre collezioni…
«Siamo passati dal complemento d’arredo, all’opera d’arte e al gioiello. Abbiamo sperimentato utilizzando legni pregiati, poi abbiamo abbinato il legno con l’acciaio. E da quel momento c’è stata un’evoluzione, grazie anche ai corsi sulla lavorazione del metallo, dell’ottone e dell’argento. Ci siamo perfezionati sempre di più, dai materiali alle linee. La nostra anima rimane però legata all’oggettistica per la casa, vasetti, appendini, lampade… tutti materiali che recuperiamo, anche dallo scarto dei gioielli. Inoltre, dopo la pandemia abbiamo avuto una richiesta maggiore di complementi d’arredo, perché le persone hanno dedicato più tempo a prendersi cura della propria casa.»
Come è nata la bottega?
«L’idea di costruire uno spazio nostro in qualche città d’arte lo avevamo in mente da molto tempo. Abbiamo esplorato tutta Italia per trovare il luogo giusto, inizialmente volevamo andare al mare, poi abbiamo pensato di aprire a Bologna, ma alla fine la scelta è ricaduta sulla nostra città. A Ferrara collaboriamo già con Spazio Aperto, è una città che ci piace e avremmo voluto viverla un po’ di più anziché girare sempre l’Italia. E così eccoci qui. È stata una bella sfida perché non sapevamo cosa aspettarci… per ora siamo molto contenti, la città sta rispondendo bene. Poi, a tante persone è piaciuto il fatto che l’arredo è stato realizzato da noi, con mobili distrutti ai quali abbiamo dato una nuova vita, senza però stravolgerli. A volte, nel contesto giusto, un’oggetto, anche se è di recupero, acquista più personalità. Qualcuno ogni tanto entra e ci chiede se vendiamo anche i mobili o le lampade!»
Mi rivela Mara: «In futuro ci piacerebbe anche proporre workshop e laboratori, nostri o di altri artigiani, perché è sempre bello confrontarsi con altre persone. Li abbiamo sempre organizzati per un pubblico adulto, ma ora vorremmo rivolgerci anche ai ragazzi. Perché l’artigianato si comprende a pieno solo grazie all’esperienza diretta della creazione.»
Perché il nome Nido?
«Volevamo aprire uno spazio che facesse da contenitore per i nostri oggetti, ma che fosse anche un luogo dove ospitare artigianato fatto da mani diverse dalle nostre. La parola nido è evocativa di un qualcosa che protegge, promuovendo al tempo stesso le bravissime persone che abbiamo conosciuto nel corso di questi anni in cui in Italia l’artigianato è piano piano ritornato. Un giorno ci piacerebbe anche creare prodotti in collaborazione dedicati alla bottega, con un concept ispirato alla natura, al benessere e alla sostenibilità.»
Dove prendono vita le vostre creazioni e come organizzate la vostra giornata?
«Abbiamo sempre prodotto i gioielli in una stanza dedicata a casa nostra, poi abbiamo una piccola falegnameria dove realizziamo gli altri oggetti. Sull’organizzazione ci stiamo ancora lavorando, Mara passa più tempo alla bottega, mentre io lavoro più a casa, ogni tanto ci diamo il cambio, perché ovviamente ognuno ha le proprie abilità e le sue mansioni, per affinità, competenze e predisposizione.» racconta Mattia.
«Io mi occupo del lato decorativo mentre Mattia si occupa delle lavorazioni pesanti come la saldatura – spiega Mara -. Dopo tanti anni abbiamo trovato il nostro equilibrio, a me la creatività e le idee e a lui gli aspetti più tecnici come la scelta dei materiali più adatti.»
Quali oggetti amate maggiormente realizzare?
«È difficile dirlo, perché creare per la prima volta un paio di orecchini mi piace tantissimo, apprezzo la sfida, assaporo il percorso. Nel momento in cui però lo devo riprodurre è tutto meno divertente. Personalmente – aggiunge Mattia – mi piace molto quando ci dedichiamo alla personalizzazione di un oggetto, il pezzo unico. Questo mi dà molti stimoli e risveglia il mio lato artistico. Perché è bello avere un lavoro creativo, ma bisogna stare attenti a non farlo diventare ripetitivo sennò diventa noioso.»
«Anche per questo non ci siamo mai specializzati in qualcosa – mi dice Mara – è vero che con un oggetto specifico si arriva al pubblico prima, ma è anche vero che poi si è legati a quell’oggetto e tutto diventa ripetitivo. E a noi piace cambiare. Quello che ci piace e ci stimola di più, è la sfida che deve ancora arrivare, quella che ti fa perdere il sonno e ti mantiene frizzante. Questa è la caratteristica principale dell’artigianato contemporaneo.»
La cosa più difficile che avete creato?
Mattia: «Ci sono due o tre collezioni che quando me le chiedono esclamo: Nooooo! Perché sono difficilissime. L’altro giorno una ragazza mi ha chiesto una collezione di gioielli che si chiama Ruvido, e so che quella mi fa penare perché devo stare concentrato, ci vuole tempo e rischio di sbagliare e buttare ore di lavoro.»
Mara: «Anche aprire questo negozio è stato difficile, abbiamo trovato lo spazio a giugno, in due mesi lo abbiamo arredato, deciso la carta da parati, il colore delle pareti… è stata però una difficoltà diversa, che quando la superi ti porta una grossa soddisfazione. Però la cosa più difficile, secondo me, è l’ideazione di una strategia per far arrivare agli altri il tuo lavoro, capire come proporsi, quali eventi organizzare, ci siamo interrogati a lungo sulla questione vendita ai negozi o vendita ai privati. E alla fine abbiamo preferito il contatto con le persone. Grazie alle persone abbiamo un feedback, e in un lavoro come il nostro è davvero utile.»
Altre idee per il futuro?
«Sicuramente vorremmo crescere sempre di più, magari un giorno non saremo più solo in due a gestire tutto, potrebbe esserci anche qualcun altro.»
INFO:
Bottega NIDO
https://www.facebook.com/botteganido