Il teatro è magia, è finzione ma anche realtà e concretezza. Il teatro sono gli attori che salgono sul palco, i registi che costruiscono l’opera, i drammaturghi che la scrivono, i musicisti che suonano, i cantanti dell’opera e i ballerini. Il teatro è il palco, il pubblico, la platea, i palchetti ma anche un angolo di strada in cui un artista si esibisce. Spesso però quando si pensa al teatro ci si dimentica di tutti quei professionisti che aiutano a far funzionare la macchina scenica. Lavorano nell’ombra, da dietro le quinte. Non escono mai per l’inchino finale, non prendono i meritati applausi del pubblico ma sono fondamentali per la riuscita di un’opera. Stiamo parlando dei macchinisti e dei tecnici luce, due figure fondamentali in qualsiasi teatro perché le scenografie e le luci che posizionano e muovono in scena camminano a braccetto con i protagonisti.
Al Teatro Comunale di Ferrara da ormai un paio di anni stanno portando avanti corsi di formazione proprio per queste figure. Una collaborazione tra la Fondazione Teatro Comunale di Ferrara e la Fondazione I Teatri di Reggio Emilia punta a formare nuovi giovani professionisti che possano portare avanti questa antica arte. La Presidente della Fondazione Roberta Ziosi è sicura della loro importanza: “è la nostra vera ricchezza, ciò che ci invidiano e ci copiano nel mondo”.
“Chiunque nel mondo pensi al teatro – suggerisce la Ziosi – pensa alla Scala o comunque al modello di teatro all’italiana, quello costruito a forma di ferro di cavallo con platea e palchetti. È qualcosa che ci caratterizza da secoli, una delle prime imprese culturali italiane, è da qui che si deve ripartire. Dentro a queste imprese ci sono delle maestranze specifiche che nascono con lei tanti anni fa che inglobano l’innovazione coscienti della storia.” Proprio per portare avanti queste maestranze e per poter formare un nuovo bacino da cui attingere il Teatro Comunale cittadino, in collaborazione con quello di Reggio Emilia, riesce a diventare ente formatore nel 2016 iniziando così un percorso di corsi con lo scopo di dare la possibilità a giovani e meno giovani di avvicinarsi a questo mondo che si potrebbe definire artigianale perché mescola la tecnica all’arte.
Il primo corso portato a compimento è stato quello per macchinisti che ha visto la totalità degli iscritti trovare un posto di lavoro anche perché, ci spiegano Roberta Ziosi e Marco Cazzola (capo elettricista del Comunale e direttore del corso per tecnici delle luci), “la certificazione che rilasciamo al termine del corso vale in tutta Europa per cui gli allievi possono trovare possibilità lavorative in qualsiasi teatro, oltre che nei vari service che si occupano anche di grandi eventi come i concerti”.
Il corso per la formazione di tecnici delle luci, diretto come scritto sopra da Marco Cazzola, è iniziato il diciotto gennaio a Reggio Emilia e nella sua prima parte è stato fatto un preambolo che partendo dalle basi dell’illuminotecnica arriva fino allo studio del light design. “Un percorso formativo – continua Cazzola – molto importante anche a livello di ore perché prevede trecentosessanta ore di lezioni frontali e duecentoquaranta di stage. Seicento ore in totale divise in varie unità formative nelle quali vanno tenute in considerazione i diversi punti di partenza dei partecipanti”. Infatti tra i criteri di ammissione vi è solo quello di risiedere in Emilia Romagna. Non vengono richieste competenze pregresse e tra gli iscritti al corso troviamo ragazzi provenienti da istituti tecnici o facoltà come ingegneria insieme ad altri che vengono da un percorso di studi umanistici. “Questo tipo di lavoro – ci dice Cazzola – offre la possibilità di associare ad una attività prettamente tecnica e conoscitiva del funzionamento delle luci a una parte più creativa. Due mondi che interagiscono tra loro perché conoscere bene la tecnica aiuta la fase creativa nel generare certi stati d’animo nello spettatore”.
Elena e Samuele, due degli iscritti a questo corso, vengono rispettivamente da Sassuolo e Bologna e hanno due formazioni completamente diverse ma entrambi sono molto giovani. Non tutti sono come loro, le età sono abbastanza eterogenee come le esperienze pregresse di ogni partecipante. Elena ad esempio viene da una tournée estiva con la compagnia teatrale in cui lavora il fratello. “Facevo la tuttofare – ci spiega – poi casualmente mi sono ritrovata a gestire l’impianto elettrico e le luci e ne sono rimasta affascinata. Tornata dalla tournée ho iniziato a cercare possibilità per formarmi nel campo ho trovato questa”. Samuele invece ci spiega che, come molti altri del corso, non ha una formazione teatrale o comunque non viene da quel mondo. Però “negli ultimi due anni delle superiori, insieme ad alcuni amici, abbiamo attivato un mini-service, una piccola esperienza con la quale abbiamo potuto fare un po’ di pratica in feste e piccoli spettacoli”. “Da qui è nata la passione – continua – e dopo un corso in sound engineering che ho fatto lo scorso anno a Bologna ho trovato per puro caso, in un luogo improbabilissimo come le storie di Instagram, la pubblicità di questo corso e ho pensato che fosse un buon modo per continuare la mia formazione”.
Dodici ragazzi da gennaio fino a giugno potranno apprendere le competenze di un mestiere che ha le sue origini nell’antichità e che continua ad evolversi senza dimenticare le radici. Un lavoro che porteranno avanti nell’ombra delle quinte, nascosti alla vista degli spettatori ma sempre presenti sul palco, sempre a fianco degli attori, essenziali coprotagonisti in qualsiasi scena perché non di soli attori è fatto il teatro.